Educare.it - Rivista open access sui temi dell'educazione - Anno XXV, n. 1 - Gennaio 2025

Teorie e tecniche educative relative all'autismo infantile: una panoramica - Metodologie di origine psicoanalitiche

 

Principali metodologie educative

Metodologie di origine psicoanalitiche: la "Milieau Therapy"

Secondo Bruno Bettelheim, affinché una relazione educativa risulti efficace deve essere basata sulla "comunicazione empatica" che, messa in atto dagli educatori, svolge un ruolo mediatrice fra l'ambiente esterno ed il mondo interiore del bambino.
Tale comunicazione si compone di due momenti fondamentali, strettamente connessi fra loro: quello dell'"ascolto", che permette la comprensione dell'altro, e quello della "risposta", poiché gli effetti di una mancata risposta o di una risposta inadeguata possono essere devastanti.
All'"Orthogenic School" ciascun membro del personale doveva sottoporsi ad "autoanalisi permanente" unita all'analisi reciproca svolta insieme ai colleghi.
Ciò permetteva di elaborare eventuali problematiche sorte durante il lavoro quotidiano con i bambini e di trovare soluzioni adeguate.
Questo risultava estremamente utile in quanto "soltanto gli adulti che riuscivano ad affrontare con successo le loro crisi personali si dimostravano in grado di aiutare realmente i bambini nel loro difficile processo di guarigione" (Fratini, 1993).
La comprensione empatica era dunque estesa a tutti i membri della comunità terapeutica, adulti e bambini, operatori e pazienti, al fine di rendere l'ambiente realmente terapeutico ed accogliente.
La condivisione delle emozioni rendeva possibile decifrare il comportamento dei bambini al fine di soddisfarne realmente i bisogni, nel momento preciso in cui si manifestavano.
In tal modo si rafforzava l'IO del bambino e si creava una "fiducia di base" simile a quella di un "setting analitico", che permetteva al bambino autistico di ricevere qualcosa di piacevole dall'ambiente.
La possibilità di esercitare un controllo sull'ambiente faceva sì che il bambino fosse più disponibile ad instaurare rapporti significativi con gli adulti che gli permettevano di uscire gradualmente dal suo isolamento.

Dal punto di vista pedagogico è possibile affermare che la teoria di Bettelheim si centra fondamentalmente su tre punti:

1. Il primo è la ricerca costante di una "cultura dell'ascolto" (Fratini, 1993) che permetta di costruire una comunicazione autentica ed una relazione vera con l'altro, tramite il confronto delle reciproche esperienze personali.

2. Il secondo punto pone al centro l'"esempio" che la figura educativa deve costantemente fornire senza imporlo, dopo aver messo in discussione se stesso. Il modello è quindi "bilaterale" in quanto l'"adulto e il bambino si educano reciprocamente in una comune ricerca di senso" (Fratini, 1993).

3. Il terzo punto pone al centro la valorizzazione dei processi su cui si fonda e si costruisce l'autostima personale, che si realizza per mezzo si una ricerca interiore sul significato delle proprie esperienze e sulla costante e condivisa integrazione di sé.

Certi aspetti del modello proposto da Bettelheim sono tutt'oggi validi e possono essere applicati in tutti quei contesti dove è necessario instaurare relazioni educative stabili, in particolare se è preminente la vita comunitaria.