- Categoria: Studi e articoli sulla disabilità
- Scritto da G. Dell'Osbel, F. Veglia, R. Richero
Cecità congenita, cecità tardiva ed ipovisione. Implicazioni cognitive, comportamentali ed emozionali, suggerimenti metodologici - Le disabilità visive: aspetti medico legali e funzionali
Article Index
LE DISABILITÀ VISIVE: ASPETTI MEDICO LEGALI E FUNZIONALI
a) Cecità legale, cecità totale e ipovisione
Fra coloro che presentano disabilità visiva vi è chi è totalmente non vedente e chi dispone ancora di un residuo visivo. Fino a qualche tempo fa, in Europa come negli Stati Uniti era diffusa l'opinione che la vista potesse essere alterata dall'uso: la prima scuola per miopi attivata a Londra nel 1908, recava sulla porta d'entrata la scritta: "Qui non entreranno né lettura né scrittura". Si capisce quindi perché fino a trent'anni fa, in alcune scuole per minorati visivi, venissero usati occhiali neri durante l'apprendimento della scrittura Braille (Nef-Landolt, 1992); la persona ipovedente veniva trattata alla stregua di un cieco totale e inserita in istituti speciali; seguiva prevalentemente iter scolastici fondati sulla convinzione che fosse necessario "risparmiare la vista" usandola il meno possibile; inoltre, per certi aspetti in contraddizione con la concezione del "risparmio", taluni ritenevano poi che la presenza di un residuo visivo e la speranza che esso sarebbe migliorato avrebbe ritardato il processo di adattamento. L'ipovisione veniva da qualche studioso considerata una delle principali cause per cui nei test di intelligenza i risultati ottenuti da alcuni ipovedenti erano meno buoni di quelli ottenuti dai ciechi nei medesimi test. Per di più, secondo alcuni lo stato di ambiguità percettiva del "né cieco né vedente" avrebbe ostacolato il percorso verso un più rapido sfruttamento adattativo degli altri sensi (Stopper e Pagura, 1959); non ci si doleva poi tanto, dunque, se, a causa di una pallonata nell'occhio, l'ospite dell'istituto perdeva anche quel poco di vista che gli era rimasta. Ma, come si vedrà più avanti, le ricerche di psicologia di base mostrano, al contrario di quanto si pensava, come la presenza di un residuo visivo possa giovare al miglioramento complessivo della competenza percettiva anche degli altri sensi.
b) La legislazione
Quando si parla di soggetti con cecità legale, ci si riferisce normalmente a coloro che con correzione lenti presentano un visus (acuità visiva o capacità di percepire separai dei punti tra loro molto ravvicinati) non superiore ad 1/10. L'art. 2 della legge 946/67 recita: "Si intedono privi della vista coloro che sono colpiti da cecità assoluta o hanno un residuo visivo non superiore ad un decimo in entrambi gli occhi, con eventuale correzione". Le persone la cui capacità visiva rientra negli estremi indicati possono accedere ai benefici a loro riservati dalle speciali leggi sulla pensionistica e sul collocamento al lavoro. La definizione data dall'art. citato ha pertanto valore solo ai fini della individuazione delle persone che hanno diritto a trattamenti particolari, e specifica coloro che sono legalmente non vedenti. Non bisogna quindi confondere la cecità legale con la cecità totale o con altre di forme riduzione della capacità visiva; una persona può essere ipovedente pur non rientrando nella categoria di coloro che sono legalmente ciechi.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità prevede le seguenti cinque categorie di disabili visivi con visus compreso fra i 3/10 e la cecità totale, e tiene conto anche della riduzione del campo visivo: 1) soggetti che raggiungono un visus tra i 3/10 e 1/10; 2) soggetti con un visus tra 1/10 e 1/20; 3) soggetti con un visus tra 1/20 e 1/50 o che dispongono di un campo visivo compreso fra 10 gradi e 5 gradi; 4) soggetti che hanno un visus compreso tra 1/50 e la percezione luce o che dispongono di un visus inferiore ai 5 gradi; 5) soggetti con cecità assoluta. Le diverse situazioni di handicap visivo vanno quindi dall'assenza totale di percezione visiva (cecità reale) alla presenza di diversi gradi di capacità visiva; capacità che deve essere considerata personale e unica in quanto dipende dall'interazione di più fattori, fra i quali ricordiamo brevemente i seguenti: acutezza visiva residua, percezione del contrasto cromatico, caratteristiche del campo visivo residuo ( un danno retinico periferico compromette l'autonomia nella deambulazione in modo diverso da quello di un danno centrale, e ciò in riferimento alle differenti specializzazioni funzionali della retina), età del soggetto e sua mobilità e capacità di esplorazione, sua intelligenza ed esperienze precedenti, presenza di altre patologie, luogo in cui vive e così via.
Lo stato di ipovisione è connotato da caratteristiche funzionali specifiche correlate al tipo di patologia e alle caratteristiche del soggetto: per esempio una persona ipovedente può presentare difficoltà gravi nella lettura e necessitare per questa operazione di specifici sussidi protesici o di addestramento, ma essere meno impedito nella deambulazione, o viceversa. Anche fra coloro che sono ciechi totali vi sono differenti caratteristiche percettive e cognitive: per esempio, nell'ambito della cecità totale vi è una significativa diversità nel comportamento, nell'orientamento, nella percezione dello spazio, fra i ciechi congeniti e i soggetti con cecità insorta più tardi: questi ultimi infatti conservano un repertorio di schemi percettivi (rappresentazioni di spazi e di oggetti e loro caratteristiche specifiche) assimilati quando erano vedenti; schemi che favoriscono l'attribuzione di significato agli stimoli provenienti dall'ambiente circostante; inoltre i ciechi tardivi possiedono un repertorio comportamentale nelle aree della prossemica, della mimica e della gestualità che i ciechi congeniti non hanno.
c) Valutazione della capacità visiva
Nelle certificazioni rilasciate dagli specialisti per indicare la capacità visiva vengono usate delle sigle che riportiamo qui sotto spiegandone il significato. In estrema sintesi, l'acutezza visiva "naturale" (VISUS senza correzione delle lenti) viene misurata ponendo il soggetto alla distanza di 5 metri dalla tavola ottotipica (un tabellone dove sono disegnati simboli ottotipici che il soggetto deve riconoscere). Se il soggetto riesce a leggere con l'occhio esaminato tutte le 10 righe, si quantifica il visus in 10/10; se viene letta solo la prima riga il visus è di 1/10. Se per leggere la prima riga il soggetto deve avvicinarsi alla distanza di un metro, la sua capacità di discriminazione visiva è di 1/50; se deve avvicinarsi alla distanza di 50 cm., è di 1/100. Un esame più completo della capacità visiva contempla anche altre variabili assai importanti, quali l'esame del campo visivo, ossia della porzione di spazio sul piano orizzontale e verticale che l'occhio può abbracciare, e la valutazione del senso cromatico, cioè la capacità di discriminare i colori). Ulteriori valutazioni consentono di accertare le cause del difetto funzionale. (D'Alonzo 1992).
Nelle certificazioni possiamo incontrare le seguenti abbreviazioni:
O.D.V.= occhio destro visus;
O.S.V.= occhio sinistro visus;
O.O.= entrambi gli occhi, oppure
O.U. "oculus uterque";
m.m.= percepisce il moto della mano;
ombra luce = percepisce e distingue le ombre dalla luce;
n.p.l. nessuna percezione luce;
c.c.l.= con correzione lenti;
l.n.m.= con le lenti non migliora.
Si possono poi incontrare certificazioni compilate come segue:
O.D.V. = 1/10 c.c.l. (occhio des. visus = un decimo con correzione lenti);
O.S.V. = 3/50 l.n.m. (occhio sin. visus = tre cinquantesimi non migliorabile con lenti);
O.O.V. (opp. O.U.V.) = n.p.l. (nessuna perc. luce da entrambi gli occhi);
O.D.V. = 2/10 c.c.m. (occhio des. visus = due decimi con correzione max);
O.S.V. = m.m. a 10 cm. (occhio sin. visus percepisce il moto della mano a 10 cm. di distanza);
O.D.V. = c.d. a 10 cm. (occhio des. visus conta le dita della mano posta a 10 cm. di distanza).
O.D.V. = 3/10 c.c.l. campo visivo di 20º centrale (occhio des. visus = tre decimi con correzione lenti e con campo visivo centrale ridotto a venti gradi).
d) Alcune patologie e le loro implicazioni sul piano funzionale
Ogni tipo di patologia o di difetto della vista può comportare delle specifiche conseguenze sul piano funzionale e, al fine di organizzare meglio l'ambiente in cui vive la persona con disabilità visiva, può essere utile conoscere almeno in modo approssimativo, alcune delle principali difficoltà connesse a determinate patologie che colpiscono l'apparato oculare.
La tabella che segue (Apple, Apple, Blash, 1983) fornisce indicazioni di massima e pertanto vuol essere solo un suggerimento per richiamare l'attenzione dei formatori sulla opportunità di intervenire, laddove possibile, sugli antecedenti ambientali della risposta percettiva e del comportamento che ne segue, al fine di ottimizzarne il risultato. Occorre dunque far riferimento all'oculista (possibilmente all'oculista che ha in cura il soggetto) o al centro ipovisione di riferimento, per conoscere più dettagliatamente le conseguenze sui piani funzionali e fenomenologiche di un determinato tipo di patologia e per ottenere i sussidi protesici adeguati.
e) Alcuni deficit funzionali associali a specifiche patologie (Apple, Apple, Blash, 1983)
Patologia | Categoria | Possibili disturbi funzionali |
Acromatopsia | Cnp | d, g |
Albinismo | Cnp | f, g |
Ambliopia ex anopsia | Ap | b, f |
Aniridia | Cs | f, g |
Afachia chirurgica | Anp, s | f, g |
Cataratta | Cnp, p Anp, p |
f, g f, g |
Corioretinite | Anp | a opp, b, e, f, g |
Coloboma dell'iride, coroide o disco | Cnp | a, e, f |
Distrofia corneale | Cnp, p | e, f |
Trapianto di cornea | Anp, s | f, g ,e, |
Distacco di retina trattato chirurgicamente | Anp, p | a opp, b, c, e, f |
Retinopatia diabetica | Ap, s | b, c, e, f |
Glaucoma | Cp | a, c, e, f |
Retinopatia ipertensiva | Ap | b, e, f |
Cheratocono | Ap, s | a, e, f, |
Degerazione maculare | ||
giovanile | Cnp | b, d, f, g, |
senile | Anp, p | b, d, c, f, g, |
Miopia, degenerativa assiale | Cnp, s | a opp, b, c |
Atrofia ottica primaria | Anp, | f, g |
congenita | Cnp | b, e, d, |
neurologica | Anp, p | a, c, d, e, f |
Retinite pigmentosa | Ap | a, c, e, d |
Neurite retrobulbare | Anp, p | a, b, d, f, g |
Fibroplasia retrolentale | Anp, s | a opp b, e, f |
Origine della patologia | Caratteristiche funzionali | ||
C | Congenita o ereditaria | a | perdita della funzionalità nel campo visivo periferico |
np | non progressiva | b | perdita della funzionalità del campo visivo centrale |
p | Progressiva | c | visione notturna difettosa |
s | complicazioni secondarie | d | visione dei colori difettosa |
A | Acquisita | e | è preferibile una alta illuminazine |
np | non progressiva | f | è preferibile una media illuminazione |
p | Progresiva | g | è preferibile una debole illluminazione |
s | complicazioni secondarie |