Educare.it - Rivista open access sui temi dell'educazione - Anno XXV, n. 6 - Giugno 2025

  • Categoria: Bambini

L’attualità della "Carta dei diritti del fanciullo al gioco e al lavoro"

Nel giugno 1967 in un periodo in cui non era ancora diffusa l’odierna cultura dell’infanzia, il Comitato italiano per il gioco infantile ha emanato a Roma, a conclusione di un convegno nazionale, la “Carta dei diritti del fanciullo al gioco e al lavoro” (cosiddetta Carta italiana), a molti ignota, che ha preceduto alcuni principi della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia del 1989 (cosiddetta Convenzione di New York) e della legge 28 agosto 1997 n. 285 “Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l’infanzia e l’adolescenza”.

Innanzitutto bisogna riflettere sul titolo e sull’accostamento tra gioco e lavoro. Come si arguisce dall’articolato, la ratio legis di questa Carta è preservare la vitalità, l’approccio ludico dei bambini alla vita, dove “ludico” è diverso da “giocoso”.

Etimologicamente “ludico” deriva dal latino “ludus” che significa anche “gioia, piacere, esultanza”, mentre la parola “lavoro” deriva dalla radice “labh” che significa “afferrare, prendere” e quindi in senso figurato “volgere il desiderio, la volontà, l’intento, l’opera a qualcosa”. Il gioco ed il lavoro sono, pertanto, espressione di energia vitale. Gli adulti nel “per-corso” della vita sono compagni di gioco che devono rispettare i ruoli e le regole del gioco, ove per “ruoli” non s’intende “qualcosa di predefinito” ma “complesso di relazioni e interazioni con gli altri”. Gli adulti devono salvaguardare l’approccio ludico, necessario anche allo sviluppo e potenziamento di metacompetenze, come la fantasia e la flessibilità, e con l’educazione dare orientamento, orizzonti, obiettivi alla ludicità, alla vitalità dei bambini. “Tutti noi, uomini e donne di ogni età, siamo soprattutto provvisori compagni di vita. Per questo non sarebbe male se chi ha qualche esperienza in più la mettesse a disposizione di chi è arrivato dopo, e sperimentasse il piacere di rendere la vita più facile al prossimo accompagnando i giovani nel mondo reale e in quello della fantasia” (Fulvio Scaparro).