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Programmare per “sfondi integratori”: una strategia didattica sempre valida
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Nelle programmazioni didattiche per la scuola dell’infanzia, con la comparsa e l’avvicendarsi di sempre nuovi modelli, sembra cadere in disuso l’impiego dello “sfondo integratore”. Dopo aver tanti anni programmato “per sfondi”, vorrei però richiamare e porre in evidenza alcuni dei vantaggi di tale modalità di lavoro, una modalità sempre valida ed attuale, nonché in conformità con le indicazioni della riforma.
Credo che purtroppo contribuisca alla tendenza ad abbandonarne l’utilizzo la maggior quantità di lavoro che esso comporta all’insegnante, sia per quanto riguarda l’‘elaborazione teorica’ della programmazione (richiedente una maggiore riflessione per ricercare ed inventare le attività più adeguate tenendo sempre in mano il fil rouge scelto, richiedente, ancora, una ‘visone panoramica di insieme’ sulle possibili connessioni e relazioni tra le varie esperienze da proporre, ecc.), sia, più praticamente, nella preparazione concreta delle attività: organizzazione di esperienze ‘a tema’, preparazione di schede operative ad hoc, allestimento degli spazi scolastici, realizzazione di eventuali lavoretti e poesie per le feste, tutto in linea con il leitmotiv, ecc. A questo si aggiunga anche il maggiore impegno di accordo e comunicazione tra gli insegnanti, imposto da una programmazione a carattere unitario.
Tutto ciò obbliga il maestro a un più impegnativo investimento delle sue potenzialità creative, cosa che sicuramente risulta di maggiore fatica e difficoltà: viene meno, ad esempio, la facile tentazione di ‘riciclare’ vecchie schede utilizzate negli anni passati o di avvalersi di quelle ‘non a tema’ offerte dai quaderni operativi allegati alle guide didattiche, mentre si fa necessario crearne, inventarne e magari disegnarne di nuove, ‘su misura’ per lo sfondo scelto, così come, ‘nuovo’ e ‘su misura’, deve essere creato anche ogni altro tipo di esperienza e attività da presentare. È innegabile però che, d’altra parte, il maggiore impegno richiesto, paga anche di più, in termini di maggiore stimolazione e incentivazione anche per lo stesso insegnate il cui lavoro, nel corso degli anni e nel ripetersi dei cicli scolastici, rischia talora di divenire routinario e monotono.