- Categoria: Scuola e dintorni
- Scritto da Vincenza Merlino
L’educazione all'autonomia
Tra dimensione cognitiva dell’approccio autobiografico e dimensione etica dell’approccio narrativo
Le Indicazioni Nazionali (2012) e le Indicazioni Nazionali e Nuovi Scenari (2017) attribuiscono alla scuola l’onere “dell’insegnare ad apprendere” e “dell’insegnare ad essere”, favorendo l’autonomia di pensiero in vista del pieno sviluppo della persona. Questo contributo si propone di argomentare in merito alle modalità attraverso le quali l’approccio autobiografico e l’approccio narrativo possono promuovere, negli studenti, l’uno la competenza dell’imparare ad imparare, l’altro le competenze sociali, civiche e di cittadinanza.
Introduzione
Il processo di antropizzazione attraverso il quale l’uomo altera continuamente l’ambiente circostante non si limita alla sola trasformazione fisica ma comprende anche la concettualizzazione dello stesso (Schutz, 1932, Sheler, 1976). Risale nel tempo, infatti, l’ormai acquisita consapevolezza che tra esseri umani e ambiente naturale il rapporto non sia diretto ma mediato oltre che dall’attività materiale, atta alla costruzione di oggetti, anche dall’attività intellettuale atta alla costruzione di significati che, dal complesso costrutto di matrice socio-culturale assume, attraverso la cultura condivisa, il concetto di interpretazione come unico concetto associabile a quello di decifrazione e di comprensione di noi stessi e del mondo (Bruner, 1992).
Tale mediazione, muovendo quindi dall’assunto in base al quale la conoscenza abbandonando la concezione sostanzialista della realtà, non rispecchia più la natura delle cose in sé ma il nostro modo di conoscerle e dunque di interpretarle, inaugura una forma di conoscenza che avrà i suoi sviluppi sia in ambito sociologico (Berger, Luckmann 1966), nella misura in cui ogni concetto simboleggiando la realtà la rappresenta ma non si identifica con essa, sia in ambito psicologico (Mead, 1934), dove si è chiarito che il significato della storia della vita dipende dall’interpretazione che ne da l’individuo.
In questo orizzonte di riferimento, l’autobiografia può essere intesa come un testo che scaturisce da un processo interpretativo che un soggetto compie sulle proprie azioni, sempre realizzate all’interno di uno specifico contesto culturale che guida la costruzione dell’identità (Smorti, 1997). Il soggetto non si limita a ricordare gli eventi della propria vita, ma li elabora, raggruppando i ricordi in determinate categorie, in sequenze, in varianze, in pregnanze, in insiemi con lo scopo di interpretarli al fine di attribuire loro un significato (Demetrio, 1995). In questi termini, «l’autobiografia è, dunque, faccenda adulta»(Demetrio, ibidem, p.21), in quanto è solo da adulti che scopriamo che la mente può fare ciò che prima non poteva ovvero organizzare il passato secondo alcuni criteri che stabiliscono nessi e concordanze tra le vicende vissute.
Ciò nonostante, poiché l’autobiografia è l’insieme delle diverse biografie interne che edificano la nostra esistenza e che costituiscono le diverse storie degli eventi che abbiamo vissuto, Demetrio (1995) sostiene che c’è comunque una storia che anche bambini e adolescenti sono in grado di raccontare e che si connota come biografia cognitiva. Si tratta della storia attraverso la quale si può raccontare come si ritiene di aver imparato a pensare, a ragionare e a capire (p.176), e attraverso la quale, sollecitati ad utilizzare criteri per appropriarsi delle proprie capacità intellettuali, si acquisisce la consapevolezza dei propri processi cognitivi, del proprio metodo di apprendimento nonché della continuità del proprio pensiero nel corso della vita (Demetrio, 2003). Questo racconto quindi, nella misura in cui conduce alla scoperta del funzionamento delle operazioni mentali di cui i processi cognitivi si servono per interpretare la realtà, non solo può rappresentare un vero e proprio esercizio di approssimazione all’adultità (Demetrio, 1995; 2003) ma può anche sviluppare la competenza dell’imparare ad imparare.
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Autrice: Vincenza Merlino, laureata in Filosofia, si occupa di progettazione ed erogazione di interventi formativi finalizzati alla promozione e allo sviluppo dell’autonomia di giudizio. E’ teacher di Philosophy for Community e collabora con l'Università di Salerno.
copyright © Educare.it - Anno XIX, N. 7, luglio 2019