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Il progetto didattico esposto nel presente contributo costituisce un esempio virtuoso di inclusione scolastica, dimostrando come sia possibile trasformare una specifica difficoltà in una risorsa preziosa per l'intera comunità classe. Attraverso la valorizzazione del potenziale di ogni studente, con particolare attenzione a un bambino con sindrome di Tourette, l'intervento ha generato un impatto significativamente positivo sul clima di classe, promuovendo dinamiche di accettazione, collaborazione e crescita collettiva. L'elemento distintivo del percorso risiede nell'approccio empatico e personalizzato adottato, che ha permesso di convertire una fragilità percepita in un autentico punto di forza, creando un modello di didattica inclusiva replicabile ed efficace.
26esima edizione del concorso “Immagini per la Terra”: parte la gara di creatività.
L’energia è una ricchezza riservata a molti, ma non a tutti. Più di un miliardo di persone nel mondo non può illuminare la propria casa, quasi tre miliardi cucinano con carburanti tossici, pericolosi, dannosi per la salute. Un deficit che non risparmia le scuole: secondo l’Unesco, oltre 90 milioni di bambini delle primarie frequentano strutture che non hanno elettricità, una lampadina che consenta loro di studiare e di guardare al futuro con maggiore fiducia.
L'implementazione di interventi inclusivi richiede un'attenta pianificazione, che tenga conto delle esigenze specifiche degli studenti e delle risorse disponibili. Un approccio su base ICF, l'usodi una didattica digitale integrata e l'adozione di tecnologie innovative, in particolare della creazione di risorse video in un’ottica multicanale, hanno contribuito, come verrà illustrato nel presentelavoro, allo sviluppo di un percorso personalizzato volto a supportare una studentessa con bisogni educativi speciali. L’intervento ha permesso di lavorare non solo sugli aspetti didattici, ma anche sulle competenze metacognitive e sociali, dimostrando l'efficacia di un approccio integrato.
Il termine “bullismo”deriva dall’inglese “bullyng” con cui si indica la prepotenza che si esercita sugli altri,con diversi mezzi. Il termine si riferisce alla situazione nel suo insieme e comprende sia il persecutore che la vittima. E’ un fenomeno sociale da attenzionare e combattere perché la maggior parte delle volte si sviluppa proprio negli ambienti educativi:a scuola, nelle ludoteche,nei centri sportivi. I recenti dati sono allarmanti: il bullismo si manifesta in età sempre più precoce e la fascia a rischio è tra i 6 e i 13 anni.
Nei contesti scolastici accade di frequente che uno studente possa divenire oggetto di persecuzione da parte del gruppo dei pari. Questo fenomeno è universalmente diffuso: infatti, lo si ritrova in tutte le latitudini geografiche, sia nelle scuole pubbliche che in quelle private, al di là del contesto sociale di appartenenza.
Tra i fenomeni poco comprensibili di questi anni c'è la tendenza ad anticipare i tempi dei bambini e dei ragazzi: il tempo del cellulare, le uscite serali fino a notte inoltrata, il consumo di alcolici, le esperienze sessuali. Sono gli aspetti più eclatanti ma si potrebbe continuare. Ad esempio parlando dell'anticipo scolastico.
Gli scienziati dei Centers ford Disease Control and Prevention (CdC) degli Stati Uniti hanno sollevato una polemica affermando che la scuola, la cui ripresa è alle porte, inizia troppo presto per i bioritmi dei bambini e soprattutto adolescenti. In questo modo i ragazzi non riescono ad accumulare il necessario quantitativo di riposo e rischiano non solo di incappare in una serie di problemi di salute, ma anche di inanellare brutti voti.
Una serie di leggerezze e abusi ha portato nelle scuole primarie della città di Firenze a un tempo scuola assai strano, articolato su 36 ore anziché 27, 30 o 40 come di norma. Alle 4 ore che mancano provvedono il Comune con degli educatori e le famiglie, con corsi di teatro a pagamento. Il tutto fidando che ognuno taccia e che si arrivi in qualche modo al 15 gennaio 2016, data fatidica per l'approvazione del Piano dell'offerta formativa triennale, che potrà consentire diverse articolazioni orarie. A scapito dei bambini e delle famiglie, però.
La notizia di una ragazza interrogata in DAD dalla sua insegnante che le ha imposto la benda ha sollevato molte perplessità e anche indignazione. Siamo di fronte a una distorsione del rapporto educativo che dovrebbe, sempre e comunque, basarsi sul rispetto reciproco che non è mai fine a se stesso ma contempla empatia, vicinanza e, soprattutto in questo periodo molto difficile per i ragazzi, la necessità di conservare il buonsenso e l'equilibrio. Certamente il rapporto educativo non è mai paritario, il docente riverste un ruolo di "superiorità" perchè è colui che trasmette conoscenze e sapere, ma non per questo, per un formalismo esagerato, si rende necessario ricorrere a bende sugli occhi per scongiurare copiature o supporti utili per rispondere correttamente alle domande.
Gli adolescenti italiani hanno un pessimo rapporto con la scuola, non la amano e si sentono stressati per il carico di lavoro. Lo afferma il rapporto quadriennale sulla salute e il benessere dei giovani pubblicato dall’ufficio europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità.
L'adolescenza è un periodo della vita nel quale più facilmente ci si accosta all'utilizzo di alcol e droga. Le ragioni alla base di tali condotte sono molteplici: frequentemente i ragazzi sono spinti dal desiderio di provare nuove emozioni, talvolta alcol e droga diventano gli ingredienti di un rito sociale fra coetanei, altre volte il loro impiego può rappresentare una forma di disagio sociale oppure divenire lo strumento di protesta contro l'autorità (genitori e insegnanti). Gli adolescenti che consumano alcol e droga hanno più probabilità di sviluppare una sindrome psichiatrica strutturata nell'età adulta. Diversi studi hanno evidenziato che i ragazzi, affetti da tossicodipendenza, sono più esposti al drop-out, ovvero abbandonano precocemente la scuola.
Sempre più spesso si sente parlare di DSA, i disturbi specifici dell’apprendimento; sempre di più i nostri bambini vengono studiati, analizzati, medicalizzati. Eppure, invece di dare etichette e di andare a caccia di diagnosi e terapie, basterebbe partire dal termine “apprendimento”. Cosa significa apprendere? Significa immagazzinare e fare propri contenuti, atteggiamenti, punti di vista. Con chi e dove si apprende? In primo luogo si apprende dai genitori, in famiglia;in secondo luogo si apprende dagli insegnanti, a scuola. Ebbene, se l’apprendimento parte dalla famiglia e continua con un filo diretto a scuola perché non ci interroghiamo sulla famiglia, sulla scuola? Sembrerebbe logico infatti andare a studiare e analizzare quegli ambienti, quelle persone che ogni giorno, con ogni parola, ogni gesto contribuiscono allo sviluppo e alla formazione dei bambini.
Una riforma, per capirla, bisogna anzitutto conoscerla: cosa non facile con la legge 107 del 2015, meglio conosciuta come “La Buona Scuola”, che con i suoi 212 commi e una serie infinita di tematiche in ordine sparso è capace di disorientare anche i più volenterosi. Per aiutare genitori, studenti e lo stesso personale della scuola a districarsi in questo mare magnum di innovazioni, l’Associazione genitori A.Ge. Toscana ha predisposto e inviato alle scuole toscane alcune schede tematiche che evidenziano il ruolo di tutti gli attori che si muovono nel mondo della scuola, a partire dal Dirigente scolastico e dalle varie componenti scolastiche, fino a ricomprendere le realtà del territorio, gli Enti locali e perfino uno sprazzo di Europa.
Dopo aver registrato finora l’adesione di oltre 9.000 classi, 4.000 insegnanti referenti per l’orientamento e 200.000 studenti in tutta Italia, la Fondazione Geometri Italiani presenta la terza edizione di Georientiamoci, una rotta per l’orientamento (www.georientiamoci.it) con cui rinnova con ancora maggior vigore l’affiancamento e la guida alle famiglie nelle scelte per il futuro professionale dei loro figli.
Sulle lettere dell'alfabeto vorremmo ripercorrere questa infinita pandemia, riappropriarci di una identità frammentata e insicura imparando, come i bambini alle prime nozioni, ad associare il significato delle cose alla loro reale concretezza ed essenza. Forse siamo ad un passo dal traguardo annunciato, un percorso altalenante fatto di paure, fragilità, trasformazioni che hanno cambiato radicalmente la nostra vita, il nostro modo di essere, di pensare, di agire.
L’articolo presenta un’esperienza vissuta in una piccola scuola primaria, frequentata da 22 ragazzi. Si è voluto rispondere ad alcune esigenze educative presentate dalle insegnanti, attraverso un percorso psicopedagogico che aiutasse i ragazzi ad approfondire, anche grazie all’uso degli esercizi del Training Autogeno di base, la conoscenza ed espressione di sé, del proprio corpo, delle proprie sensazioni ed emozioni. Si è lavorato molto sul potenziamento dell’autostima e dell’autoaffermazione. I risultati del percorso, oltre che attraverso l’osservazione, sono stati monitorati con la somministrazione del WarteggZeichen test.
Niente più note sul registro, sanzioni disciplinari o espulsioni per i bambini delle elementari. E’ quanto prevede un emendamento al ddl sull’introduzione dell’Educazione civica a scuola approvato alla Camera il 30 aprile. E con le note vengono abolite anche sospensioni ed espulsioni. Un provvedimento tuttavia considerato “una bolla di sapone” dal presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli: “Si tratta di un regolamento che non si usa da più di 20 anni- ha spiegato all’Agenzia Dire- parliamo di studenti delle elementari e vorrei sapere chi non è contrario ad adottare provvedimenti per bambini di quell’età”.
Bocciature abolite per decreto alle elementari e alle medie, nuovi esami e test Invalsi rivoluzionati in terza media. L'anno scolastico ormai alle porte si apre con una serie di novità introdotte dalla Buona scuola che riguardano i bambini della primaria e i ragazzi della scuola media. Per la scuola superiore bisognerà aspettare ancora 12 mesi prima di vedere gli effetti della legge 107.
A 500 giorni dalla scadenza dell’obiettivo del millennio relativo all’accesso universale all’istruzione, i numeri non sono per nulla rassicuranti. 58 milioni di bambini nel mondo non vanno a scuola, 250 milioni non sanno né leggere, né scrivere, né far di conto.
Neurodivergenze e neurodiversità sono aspetti sempre più presenti nella scuola italiana, grazie alla maggiore consapevolezza derivante da più raffinati criteri diagnostici e osservativi. In alcuni casi si è “gridato allo scandalo” di una scuola come “clinica psichiatrica”: per noi è un’opportunità di coltivare l’inclusione. Il caso che segue è emblematico: Ariel è una studentessa di una scuola secondaria di secondo grado, (un liceo artistico), con una forma di autismo ad alto funzionamento. E’ ben inserita nel gruppo dei pari e i risultati scolastici sono buoni, ma il costo di tutto questo è alto: deve compensare la sua divergenza con strategie che le costano molta fatica; è il cosiddetto “masking” o “camouflage” dell’autismo ad alto funzionamento, tutto al femminile. In che cosa consiste? Come è possibile creare un ambiente più accogliente e consapevole? In questa esperienza, la “maschera” si trasforma e si concretizza: da strategie relazionale compensativa a vero e proprio strumento di inclusione.
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