Educare.it - Rivista open access sui temi dell'educazione - Anno XXV, n. 5 - Maggio 2025

La scuola di fronte a un nuovo modo di concepire il sapere - Intelligenza simultanea

 

Intelligenza simultanea

La fatica di leggere non può competere con la facilità di guardare. (op. cit., p.84)

Con la televisione e il computer ci troviamo di fronte a “testi che si guardano”, a un’intelligenza che è di tipo simultaneo, cioè dove si guarda il tutto, non c’è un ordine, una gerarchia, una successione.
La scrittura e la lettura utilizzano invece un’intelligenza di tipo sequenziale, dove si procede passo per passo, linearmente, seguendo il testo.

Simone distingue sette tratti di differenza tra le due intelligenze:

1. il ritmo del lettore è auto-trainato, nella visione il ritmo è etero-trainato;
2. la lettura è correggibile, mentre la visione non lo è;
3. il testo scritto permette richiami enciclopedici che la visione etero-trainata non permette;
4. la lettura è poco conviviale, perché si legge in silenzio e in solitudine, mentre la visione consente di stare in mezzo alla gente;
5. la visione è multisensoriale, la lettura no;
6. la visione permette un livello iconico elementare, la lettura no: se scrivo angelo, il livello di iconicità è pari a zero;
7. quindi possiamo concludere che la visione è un canale amichevole, affabile, che stimola il pathos, rispetto al testo scritto che è meno amichevole.
Questo spiega come mai la lettura abbia dovuto cedere terreno rispetto alla televisione e ai “testi che si guardano”.
Riguardo alla nuova predominanza dell’ascolto e del comunicare orale, il linguista Simone distingue due tipi di pratica: quella proposizionale e quella non-proposizionale.

“La pratica proposizionale è tipica di chi ritiene che l’esperienza, se è rilevante ,debba essere espressa in parole - anzi più propriamente in parole organizzate in proposizioni, - e che queste proposizioni siano tanto più significative quanto più sono interrelate tra di loro, formano cioè testi in senso stretto, tenuti insieme da tutte le restrizioni proprie di questo tipo di struttura.”
(op.cit., p.128-129)

L’atteggiamento non-proposizionale è tipico della nuova generazione degli SMS: è generico, è vago dal punto di vista referenziale (non si riferisce a individui, ma a categorie generali indifferenziate), non dà nomi alle cose, ma allude,rifiuta la struttura.
Al contrario l’atteggiamento proposizionale è analitico, strutturato, colloca i dati nel tempo e nello spazio, è referenziale perché dà i nomi alle persone e alle cose.
Nella conversazione orale prevale la pratica non-propositiva, mentre nella scrittura prevale quella propositiva.
Ciò sta portando anche a un cambiamento nella struttura del libro, un tempo chiuso, soggetto ai diritti di proprietà, immodificabile se non dall’autore. Oggi invece il testo informatico tende ad essere aperto, destinato a perdere la paternità, ad essere fruito e modificato da tutti.
Queste sono le rivoluzioni cognitive avvenute sotto i nostri occhi e ancora in transizione. Merito di Raffele Simone è di averle individuate in un libro agile e profondo.
Ma se è così, quali sono le conseguenze per la scuola e l’educazione?
Su questo cercherò di riflettere nella conclusione.

 

Conclusione

Se è vero che le nuove generazioni privilegiano l’intelligenza simultanea, la visione e l’ascolto come comunicazione non-propositiva, allora la scuola si trova agli antipodi, basata com’è sull’intelligenza sequenziale e sulle pratiche propositive.
La scuola appare arretrata anche dal punto di vista conoscitivo perché codifica delle conoscenze e le stabilizza, ma non è aperta alle nuove conoscenze che si vanno elaborando.

“Si direbbe che la scuola, invece che essere il luogo dove la conoscenza si trasmette e riceve una sua prima elaborazione, sia il rifugio nel quale ci si rinchiude per essere protetti dalla conoscenza, dal suo fluire, dal suo accrescersi.” (op. cit., p.69)

Simone riconosce che la scuola è creatrice di conoscenze iniziali complesse, per esempio la matematica elementare, ma la giudica incapace di dare risposte a livello evoluto delle conoscenze, dove prevalgono altre agenzie.
Per rispondere alle provocazioni che vengono da queste rivoluzioni cognitive che prima abbiamo descritto, la scuola si deve rinnovare nei metodi e nei contenuti.
Metodologicamente parlando, dovrebbe utilizzare entrambe le intelligenze, quella sequenziale che la caratterizza da sempre e che è stata importante per la nascita della scienza e della tecnologia; e quella simultanea che sembra più gradita alle nuove generazioni e che non necessariamente va vista come regressiva rispetto alla prima. L’intelligenza simultanea ci dà la capacità sintetica, mentre quella sequenziale ci dà la capacità analitica e abbiamo bisogno di entrambe le capacità.
L’analisi senza la sintesi ci ha portato, infatti, alla disgiunzione delle due culture umanistiche e scientifiche e tutto questo ci porta- come ha analizzato bene Morin.- alla deresponsabilizzazione e alla mancanza di solidarietà, con le conseguenze catastrofiche che ciò comporta per il destino della Terra.
Utilizzare l’approccio simultaneo basato sulla visione multidimensionale che consente l’informatica, significa recuperare alla motivazione gli alunni che vedono la scuola solo come costrizione e perdita di tempo, senza significato.
Ma significa anche, tramite le ricerche sul web, aprirsi ai contributi conoscitivi della ricerca, senza fossilizzarsi nel già scontato e strutturato. Quindi nuovi metodi ci porteranno a nuovi contenuti.



Autore: Autore: Eugenio Tipaldi è laureato in filosofia ed ha sempre insegnato in scuole “di frontiera”: per sei anni presso la scuola media “Giovanni XXIII” di Sant’Antimo, in provincia di Napoli; per due anni presso la scuola media “Guarino” a San Pietro a Patierno, periferia di Napoli; per sette anni presso la scuola media “Pasquale Scura”, sita nei Quartieri Spagnoli di Napoli.
Attualmente insegna presso la scuola media “Santa Maria di Costantinopoli” di Napoli.
E’ autore di un libro di poesie: “La malattia mortale della gioventù” (Editrice Letteraria Internazionale, Ragusa 1996) e del pamphlet polemico: “Diario scolastico. le vicissitudini di un insegnante in una scuola a rischio di Napoli” (Oppure editore, Roma 2004).


copyright © Educare.it - Anno VI, Numero 5, Aprile 2006