Educare.it - Rivista open access sui temi dell'educazione - Anno XXV, n. 5 - Maggio 2025

La scuola di fronte a un nuovo modo di concepire il sapere

Nella società delle conoscenze si sta affermando un nuovo modo di concepire e trasmettere la cultura. Di questo è convinto Raffaele Simone, ordinario di Linguistica generale all’Università Roma Tre, che nel libro “La terza fase. Forme di sapere che stiamo perdendo” analizza come le modificazioni tecniche stanno cambiando il nostro modo di percepire le conoscenze.
Dopo la fase dell’invenzione della scrittura e della stampa, stiamo attraversando la terza fase che coincide con la rivoluzione informatica e telematica.

Merito dell’autore è di indagare in profondità, con la sua autorevolezza di studioso della linguistica, sulle cause e conseguenze di questa rivoluzione.

 


La terza fase

La terza fase, che secondo il nostro studioso è iniziata negli anni Ottanta, è caratterizzata dal predominio della televisione, del computer, del telefono cellulare, di quelli che in genere si chiamano i media.
Già Sartori aveva parlato di un “homo videns” che si sarebbe sostituito all’homo sapiens, ma l’analisi di Raffaele Simone va più in profondità: secondo lui sta cambiando proprio il modo di percepire le conoscenze e di trasmetterle.
C’è un pendolo nella storia che una volta si orienta sul predominio dell’ascolto e una volta sul predominio della vista, anche se tra i due sensi c’è interdipendenza. Per esempio i Greci antichi privilegiavano la vista come senso più pertinente per conoscere. L’illuminismo idem privilegiò la vista. Herder, a cavallo tra Illuminismo e Romanticismo, ritenne invece l’orecchio senso mediano tra i sensi.
A un certo punto della storia la scrittura rivoluzionò la gerarchia tra i sensi e con essa si creò una nuova modalità sensoriale:

Essa esaltò enormemente il vedere rispetto all’udire. Ma non lasciò senza cambiamenti la vista, bensì la trasformò in profondità, perché ebbe l’effetto di far emergere un ulteriore, ben distinto, modulo di percezione, che è la visione alfabetica (op. cit., p.16).

Dopo la trasmissione della cultura per via orale si affermò la trasmissione scritta. Questo passaggio è ben scritto e paventato da Platone che considerava lo scritto pericoloso in quanto finiva nelle mani altrui, anche di chi non era interessato, e soprattutto non poteva essere difeso da chi argomentava, come succedeva nella comunicazione orale.
Ma questa rivoluzione cognitiva comportava anche il passaggio a un nuovo tipo di intelligenza che Simone chiama sequenziale in contrapposizione a quella simultanea.
Quella simultanea opera sui dati nello stesso momento, come accade negli stimoli visivi, si percepisce un tutto dove è difficile stabilire un ordine e un tempo.
Quella sequenziale invece stabilisce un ordine, una successione degli stimoli, un prima e un dopo.
La visione alfabetica è in questo senso lineare.
L’invenzione della stampa ha permesso di diffondere a molti le conoscenze che prima erano un privilegio di pochi.
Negli ultimi decenni del XX secolo ci sarebbe stato un nuovo cambiamento epocale.

Si tratta di questo: alla fine del XX secolo siamo gradualmente passati da uno stato in cui la conoscenza evoluta si acquisiva soprattutto attraverso il libro e la scrittura (cioè attraverso l’occhio e la visione alfabetica o, se preferiamo, attraverso l’intelligenza sequenziale), a uno stato in cui essa si acquista anche - e per taluni soprattutto- attraverso l’ascolto (cioè l’orecchio) o la visione non-alfabetica (che è una specifica modalità dell’occhio), cioè attraverso l’intelligenza simultanea.” (op. cit., p.21).

Quindi con la scrittura si sarebbe avuto il passaggio dalla predominanza dell’orecchio a quello della vista, con la rivoluzione multimediale ci sarebbe una nuova predominanza dell’ascolto.
La comunicazione verbale starebbe diventando di nuovo il canale privilegiato della trasmissione della cultura.
La televisione è fatta certamente di immagini, ma si impara tramite l’ascolto. Il computer presenta testi e immagini, ma è multidimensionale, comprendendo anche l’ascolto .Soprattutto utilizza un approccio simultaneo rispetto a quello sequenziale-lineare tipico della scrittura.
Il predominio dell’orecchio ci appare ancora più evidente dall’uso massiccio del telefonino o cellulare nella nostra società, dall’utilizzo degli SMS al posto della lettera classica che riproducono più le modalità della comunicazione orale che quella scritta.
Nel nuovo contesto il libro ha perso la sua centralità e c’è una crisi generalizzata della lettura che è più faticosa della conoscenza che si sviluppa tramite le immagini e l’ascolto, perciò sembra essere preferita dalle nuove generazioni.