- Categoria: Vivere di Scuola
- Scritto da Giuliana Disanto
La ginnastica della pace: un percorso di riflessione linguistica nella scuola primaria
Al tempo della guerra permanente ci sono pochi temi importanti come l’educazione alla pace, ma occorre superare quel buonismo che svuota di senso il concetto. La via della pace è fatta di scalini che andrebbero saliti ogni giorno insieme. In una classe seconda della scuola primaria siamo partiti proprio dalla riflessione linguistica. La parola è “l’arma” più potente e usarla bene e con consapevolezza è forse una delle strade migliori: comunicare è sempre la cura. La scuola deve entrare in azione soprattutto in questa occasione; l’educazione è riflessione, è il motore per ordinare i pensieri, calmare le anime spaventate e formarle senza tenerle mai all’oscuro di quello che accade intorno a noi. Il mio intento è stato quello di ragionare, di ascoltare le considerazioni dei miei ragazzi, le loro paure e nello stesso tempo fare in modo che crescessero nelle competenze nel segno della pace.
Parlare di guerra ai bambini e alle bambine significa anzitutto affrontare la confusione e il rumore di fondo costante in cui siamo immersi, proprio di un sistema informativo che produce stati emotivi di preoccupazione e ansia, confusione. Il mio primo passo è stato cercare di indagare nell’intimo dei miei alunni. Ho chiesto loro di sistemarsi in cerchio e di assumere una posizione comoda. Al centro ho posizionato due cartelloni: in uno ho scritto la parola “PACE”, sull’altro “GUERRA”. Ad ogni bambino ho chiesto di scrivere liberamente, a turno, un nome che potesse raccontare secondo il suo punto di vista la pace prima, la guerra poi. Non c’è stata una risposta immediata Mi hanno colpito i minuti di pausa e silenzio che si sono presi prima di iniziare a scrivere sui cartelloni. Alla fine dell’attività, abbiamo letto i nomi della pace e i nomi della guerra; abbiamo ragionato su come i primi rievocassero cose belle da vedere, da sentire ed emozioni positive, contrariamente alle altre che ricordavano elementi diametralmente opposti. Durante la lettura, abbiamo anche analizzato grammaticalmente i nomi, introducendo così il concetto di astratto e concreto.
Nella seconda parte del mio percorso, ho posizionato in aula il cartellone con i nomi della pace, in modo che tutti potessero leggerli. Ne abbiamo scelto uno ciascuno così da avere una lista e a quel punto li abbiamo riscritti sul quaderno. Ho chiesto loro di trovare un aggettivo che potesse descrivere quel nome e lo rendesse capace di trasmettere pace e serenità a chi legge. I bambini hanno così costruito delle frasi, ragionando sull’uso consapevole della E con l’accento che stava spiegando in quel loro lavoro la pace. Il risultato finale è quasi una sorta di componimento poetico, è la voce di un bambino che racconta di pancia e senza filtri come immagina la pace.
Per terminare la mia riflessione linguistica sullo sfondo integratore della pace, ho chiesto alla classe di dare una mano agli adulti e di creare “la ginnastica della pace”. Seguendo l’ordine alfabetico, ho chiesto di individuare per ogni lettera un’azione che generasse pace, introducendo così il concetto di verbo. E’ nato un vero e proprio opuscolo, scritto e rappresentato dai bambini: un alfabeto di azioni positive, intime, libere che è stato battezzato proprio “Ginnastica della pace”.
In una settimana, abbiamo affrontato il tema della guerra nel modo migliore possibile, con quella che i bambini stessi hanno poi battezzato la grammatica della pace. La riflessione linguistica sui NOMI, AGGETTIVI E VERBI è stata spontanea, deduttiva e contestualizzata. Fare riflessione linguistica in questo modo ha permesso di generare una grammatica “ricca”, esplorativa, che parte dagli usi del linguaggio per arrivare alla comprensione profonda delle strutture linguistiche.
copyright © Educare.it - Anno XXII, N. 6, Giugno 2022