- Categoria: Vivere di Scuola
- Scritto da Helga Dentale
Il corpo è un narratore di storie: valorizzare il linguaggio non verbale nella didattica
Il corpo è spesso assente nella didattica. Bambini seduti per ore ai banchi, una forte carenza di percorsi educativi incentrati sul linguaggio non verbale. Già alla scuola dell’infanzia ma ancora più alla scuola primaria l'insegnamento si rivolge quasi esclusivamente alla “testa” del bambino, è considerato unicamente un processo cognitivo. Il bambino ha bisogno invece di essere considerato nella sua globalità: corpo, emozioni e mente agiscono insieme nella costruzione di un pensiero, nell’elaborazione di un’emozione. Valorizzare il corpo come strumento espressivo è possibile attraverso percorsi didattici incentrati sul linguaggio non verbale: attività di movimento creativo, giochi teatrali corporei, mimo, pittura gestuale.
I limiti di una didattica cognitiva
Per molto tempo l’individuo è stato oggetto di separazioni: corpo e mente vengono considerate entità disgiunte; intelligenza ed emozioni vengono studiate come realtà distinte e senza punti di contatto. Intorno agli anni ‘70 inizia a cambiare qualcosa. Gli studi nel campo della psicologia evidenziano che fra emozioni e cervello esiste una comunicazione attiva e costante, che la sfera emotiva e quella cognitiva sono in realtà strettamente legate.
La teoria delle intelligenze multiple di Howard Gardner scardina il concetto unitario di intelligenza: in ciascuno esistono e agiscono diverse intelligenze, legate ai vari apprendimenti e alle diverse abilità. E, fra le intelligenze descritte da Gardner nel suo saggio Formae mentis spicca anche l’intelligenza corporeo-cinestetica, ossia l’intelligenza del corpo. Il corpo è strumento primario per apprendere e comunicare.
Tenere in considerazione il concetto di corpo come attore protagonista nel processo di apprendimento e sviluppo personale, insieme alla mente, è fondamentale per promuovere e sostenere una didattica modellata su un’idea di “educazione globale”. Una pedagogia del corpo in realtà esiste ma è poco applicata nelle nostre scuole. Negli anni ‘70 lo slogan “A scuola con il corpo” si fece portavoce di un concetto di educazione aperta a nuovi linguaggi, oltre il linguaggio verbale. Il corpo, oltre la parola. Un corpo da vivere, da esplorare e da conoscere. Un corpo da ascoltare, in grado di raccontare vissuto, emozioni, idee.
Una vera pedagogia del corpo non è però mai entrata a far parte, in modo sistematico e serio, nella nostra scuola. Al nido il bambino vive il suo corpo in spazi strutturati in base alle sue esigenze espressive e cognitive: lo spazio – se progettato con intenzionalità pedagogica - gli permette di muoversi, esplorare, curiosare, apprendere. Già nella scuola dell’infanzia la situazione cambia radicalmente: molte scuole sono concepite con le aule sature di banchi e i bambini si trovano per molte ore seduti, in condizione di piena staticità. Fortunatamente in molte scuole dell’infanzia ci sono spazi, come l’atelier o le aule polifunzionali che soddisfano il bisogno di movimento e creatività del bambino. Nella scuola primaria il corpo diviene invisibile, assente, immobile. I bambini vivono il loro tempo a scuola costantemente seduti: l’apprendimento è concepito e strutturato per essere esclusivamente un processo cognitivo.
Si parla alla testa del bambino, quasi mai al suo corpo. Questa impostazione didattica continua a considerare separate le dimensioni dell’individuo e non connesse. Invece oggi sappiamo che l’apprendimento è un processo attivo che deve coinvolgere il bambino nella sua globalità. Si apprende attraverso la mente, il corpo, le emozioni in un sistema articolato che mette in connessione idee, sensazioni, pensieri, percezioni. Questo “sistema” siamo noi, è il bambino che forma la sua personalità in uno scambio continuo di informazioni e risorse che provengono dai vari ambiti di apprendimento.
Una pedagogia del corpo esiste e può essere recuperata, valorizzata, sostenuta. Dal nido alla scuola primaria, tenendo conto delle diverse esigenze dei bambini, il corpo può diventare protagonista attivo dell’apprendimento. Educatori ed insegnanti possono dare al corpo dei bambini spazio e voce in percorsi didattici strutturati. Attività di movimento creativo, giochi teatrali, pittura gestuale possono divenire strumenti per la costruzione di un nuovo linguaggio comunicativo, oltre la parola.
Come pedagogista teatrale, nei laboratori espressivi che conduco a scuola con il Metodo Teatro in Gioco® il corpo è centrale. Il corpo è un narratore di storie e le racconta attraverso il gesto, la danza creativa, il movimento nello spazio. Con i bambini della scuola dell’infanzia la fiaba danzata diventa strumento per portare la narrazione di una storia nel corpo.
Nella mia attività inizio dal racconto di una fiaba nel cerchio delle storie. Questo è lo spazio dell’ascolto attivo, dove i bambini ascoltano ed elaborano la storia. La seconda fase del percorso prevede di tradurre la narrazione nel linguaggio del corpo: i bambini si muovono nello spazio, interpretando il personaggio. Ad esempio, nella fiaba Ughetto il bruchetto i bambini strisciano, sperimentano un movimento contenuto, esplorano un livello dello spazio legato alla terra in questo movimento: il flusso dell’energia è trattenuto. I riferimenti pedagogici in un percorso come questo sono legati alla danza educativa di Rudolf Laban. La narrazione continua ed è sostenuta dalla voce del conduttore. Mi trovo così a dire: “I bruchetti stanno per diventare farfalle...lentamente si trasformano…non strisciano più...iniziano a volare”. Nello spazio ho già sistemato foulard colorati che i bambini, se vogliono, possono prendere ed utilizzare in questa fase della fiaba corporea. Il movimento si modifica in modo netto, è ora fluido e leggero e tende alla verticalizzazione. I bambini esplorano lo spazio come fossero farfalle, trasformando il foulard in ali per volteggiare liberamente. Il corpo ha raccontato una storia. Il corpo ha dato forma a pensieri ed emozioni.
In definitiva, è attraverso una didattica che valorizza il corpo che i bambini imparano ad utilizzare altre forme di intelligenza, che concorrono alla formazione del pensiero narrativo e creativo.
Autrice: Helga Dentale è pedagogista teatrale, docente per la formazione di educatori ed insegnanti, ideatrice del Metodo Teatro in Gioco®, autrice di libri di fiabe interattive per bambini e di libri di pedagogia teatrale per educatori. Conduce corsi e seminari sulla narrazione, sull’educazione emotiva e sull’educazione all’ascolto. Il suo sito è www.teatroingioco.it
copyright © Educare.it - Anno XVIII, N. 04, Aprile 2018