Educare.it - Rivista open access sui temi dell'educazione - Anno XXV, n. 4 - Aprile 2025

  • Categoria: Scuola e dintorni

Quale istruzione nella società liquida?

Il sociologo Bauman definisce "liquida" la condizione che l'essere umano sta vivendo durante quest'ultimo ventennio. La condizione liquida è caratterizzata da uno stato di precarietà in cui le situazioni mutano prima che l'essere umano possa consolidare conoscenze. La società liquida non riesce a mantenere e rafforzare una propria forma. La condizione peculiare dello stato liquido è il continuo cambiamento, la trasformazione, l'essere sempre a tempo per non rimanere mai indietro. Conseguenza è la precarietà del mondo in cui viviamo: precarietà degli affetti, precarietà delle situazioni in cui si ripone fiducia, precarietà delle nostre stesse identità. Paradossalmente è più adatto a vivere in uno stato liquido chi riesce meglio a cambiare ed adattarsi, chi sviluppa certezze momentanee e provvisorie, chi non approfondisce nessuna conoscenza specifica.

Una società liquida genera precarietà e si avvale di essa per sviluppare ansia di rinnovamento e aspettative che mai verranno esaudite. La logica del profitto, che genera nuovi bisogni e immette nel mercato nuovi beni di consumo, condiziona fortemente lo sviluppo e l'andamento del mercato del lavoro. La necessità di ottenere tutto e subito, di poter vivere in un tempo limitato e contingente infinite esperienze e sensazioni, modifica psicologicamente e socialmente gli individui, ma quel che è peggio impone esigenze e priorità di mercato su scala globale.

L'istruzione e la formazione assumono sempre più il ruolo di ancelle rispetto all'individuazione di necessità e priorità formative. Negli appunti del National Consulation Conference on Lifelong Learning (Malta 2001), la Commissione Europea individuava come unica strategia di contrasto alla disoccupazione giovanile e alla dispersione scolastica riforme atte a sviluppare ed individuare percorsi e cicli formativi che incontrino le continue e multiformi richieste del mercato del lavoro.

Il momento di impasse è evidente: da una parte gli obiettivi della Lifelong Learning si propongono di offrire (ed inseguire) preparazione spendibile nel mondo del lavoro, dall'altra esso per sua necessaria e sufficiente condizione è un sistema imprevedibile, cangiante, non coerente. Le abilità acquisite attraverso la formazione si dimostrano ciclicamente "non più adatte" e "poco spendibili".

E' necessario arginare questa deriva culturale e sociale

Educare (da latino e-ducere) rimanda al significato di mettere fuori, modellare la materia grezza dai difetti della rozza natura, declinare le buone inclinazioni dell'animo e della mente. Obiettivi quali sviluppo della coscienza critica, della conoscenza della storia e del mondo, della cittadinanza attiva suonano come obsoleti e sempre più sconosciuti alle nuove generazioni. La scuola perde la funzione di palestra della mente e dello spirito a scapito di corsi formativi sempre più tecnici, pratici e specifici maggiormente spendibili nel mercato del lavoro globale.
In questa situazione, Henry A. Giroux propone un punto di vista pedagogico critico: "in opposizione alla mercificazione, alla privatizzazione e alla commercializzazione di tutto ciò che ha a che vedere con l'educazione, gli educatori devono definire la istruzione superiore come risorsa vitale per la vita democratica". E ancora sulla questione Bauman: "essere empowered significa essere in grado di fare scelte e di agire efficacemente in base alla scelte fatte. Per dirla francamente un autentico empowerment richiede che si acquisiscano non solo le abilità necessarie per giocare con successo un gioco progettato da altri, ma anche dei poteri per influenzare gli obiettivi e le regole del gioco".

I percorsi di istruzione e formazione, oltre a trasmettere delle competenze, devono necessariamente occuparsi dello sviluppo mentale, culturale e sociale della persona nella sua interezza. "Agisci sempre in modo da accrescere il numero delle possibilità di scelta" recita l'imperativo etico teorizzato negli anni 80 dal grande pensatore ed epistemologo Heinz Von Foerster.
Le nuove generazioni, prima che essere competitive nel mondo del lavoro, devono possedere uno spazio e un tempo per la riflessione, la speculazione, il confronto. Prima che imparare un tecnica e un lavoro è importante abituare la mente a ragionare, sviluppare connessioni, acquisire schemi generali di apprendimento. L'applicazione della singola tecnica verrà poi da sé. Questa sembra essere l'unica prospettiva sostenibile dal punto di vista pedagogico nello scenario attuale.

 


Riferimenti bibliografici
Heinz Von Foerster, Sistemi che osservano, Astrolabio, 1987 pag. 233;
Zygmunt Bauman, Vita Liquida, Laterza 2011, pag. VIII e pag. 142;
Henry A. Giroux e Susan S. Giroux, Take back Higher Education, Palgrave Macmillan, New York 1999, pp. 119-120


Autore: Nicola Patanè è laureato in Psicologia ad indirizzo evolutivo, è specializzato in psicoterapia ad orientamento breve strategico. Dal 2001 collabora con diversi istituti di Catania e provincia, realizzando laboratori di formazione per alunni, genitori ed insegnanti. E-mail: n.patane@tin.it


copyright © Educare.it - Anno XII, N. 12, Novembre-Dicembre 2012

DOI: 10.4440/201212/PATANE