Educare.it - Rivista open access sui temi dell'educazione - Anno XXV, n. 5 - Maggio 2025

  • Categoria: Monografie

Cura e Alterità nel "Il Piccolo Principe", di A. De Saint-Exupèry

La cura per l'altro e l'essere-per-l'altro sono due presupposti fondamentali di ogni discorso pedagogico. Nella storia del pensiero questi concetti sono stati sviluppati in modo vario, talvolta perdendo l'immediatezza emotiva di cui sono carichi. Con questo breve saggio, ci proponiamo di offrire qualche spunto di riflessione pratica, supportati da un'opera senza tempo qual è "Il Piccolo Principe" di Antoine De Saint-Exupèry (ed. Bompiani), ove cura ed incontro vengono narrati con quella lievità che arriva diritta al cuore.

Premettiamo che la "cura", qui, è intesa non nel senso scientifico o medico, ma nel senso heideggeriano dove l'essere dell'Esserci è "cura". E poiché all'Esserci appartiene, in linea essenziale, l'essere-nel-mondo, "il suo modo è essenzialmente il "prendersi cura (1). Egli stesso ci dice che "La condizione esistenziale della possibilità delle preoccupazioni della vita e della dedizione deve essere concepita come Cura in senso originario, cioè ontologico" (2). Essa fa parte del nostro essere gettati nel mondo e fonda ogni nostra occupazione, in quanto nel suo fondamento l'Esserci è "cura". "L'uomo si prende cura, ha cura, perché è Cura (3).

Essa, è dunque intesa in senso ontologico, esistenziale, ci descrive l'uomo come relazione di prossimità e di incontro con le cose e con l'altro, in un mondo che è già dato come mondo in comune e che ci occupa prima della nostra scelta di occuparcene o meno. In questo senso, ogni circostanza di vita è resa possibile dalla "cura". E' in questa prospettiva che l'essere dell'Esserci del Piccolo Principe è cura in senso ontologico e autentico, è in gioco l'esistenza della rosa, del pianeta, del vulcano. Ogni mattina infatti, il Piccolo Principe dopo essersi lavato, si dedica con attenzione e cura alla pulizia del pianeta: bisogna strappare i baobab perché "se si arriva troppo tardi, non si riesce più a sbarazzarsene. Ingombra tutto il pianeta. Lo trapassa con le sue radici. E se il pianeta è troppo Piccolo e i baobab troppo numerosi, lo fanno scoppiare (4). Sono queste attività di cura, semplici ma fondamentali, che rendono la vita nel nostro Principe tanto importante. La dedizione verso il fiore fa sì che egli si senta per lui oggettivamente responsabile e "vi si impegna affettivamente (5), per questo lo protegge dal vento e dai bruchi "io conosco un fiore unico al mondo, che non esiste da nessuna parte, altro che nel mio pianeta, e che una piccola pecora può distruggere di colpo, così un mattino, senza rendersi conto di quello che fa, non è importante questo!" (6) "....io sono responsabile per quel fiore! (7). Ogni relazione autentica presuppone nel Piccolo Principe la responsabilità: si sente appello e risposta, sente che deve rispondere all'altro in termini di cura, "di coltivazione e di salvezza (8).

Egli è responsabile della volpe dal momento in cui l'ha addomesticata e ha creato i legami, "se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana come una musica. E poi, guarda! Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano...". Qui, nell'incontro con la volpe, il Piccolo Principe crea la coappartenenza, quell'esperienza in comune, quel legame che li fa diventare amici. E' la pratica di cura, di interesse, di coinvolgimento, di addomesticamento che rende diversa la relazione e che fa sì che l'altro diventi importante.