Educare.it - Rivista open access sui temi dell'educazione - Anno XXV, n. 5 - Maggio 2025

Adolescenza, tra poesia e musica, tra Esiodo e Mogol

“Non nutro più alcuna speranza per il futuro del nostro popolo,
se deve dipendere dalla gioventù superficiale di oggi,
perché questa gioventù è senza dubbio insopportabile,
irriguardosa e saputa. Quando ero ancora giovane
mi sono state insegnate le buone maniere ed il rispetto per i genitori:
la gioventù di oggi invece vuole sempre dire la sua ed è sfacciata.”

Esiodo

Colpiscono l’attualità di queste parole che riecheggiano nei secoli, così vere, così presenti, tanto che, quando le riporto ai genitori che incontro nel mio lavoro, essi stessi non si accorgono che sono state scritte 2.700 anni fa.
Ma cosa ci cela questa adolescenza, così magmatica, così confusa e nello stesso tempo così meravigliosa, che racchiude in sé il bocciolo della vita, la promessa per l’autonomia, la speranza per il futuro, lo stupore per la crescita?
Guido Crocetti [1] sostiene che l’esperienza adolescenziale sia caratterizzata da un “nucleo d’informità di base”: un concentrato di stupore e noia, di ricerca e insoddisfazione, di depressione ed eccitazione, dove le dualità spesso non trovano parole ed emozioni per potersi esprimere.
Scrive Hermann Hesse nel 1922, dopo aver terminato la grande e poetica opera del Siddartha: “solo in questo consiste per me la vita, nel fluttuare tra due poli, nell’oscillazione tra i due pilastri portanti del mondo.” La costante, e talvolta incomprensibile oscillazione tra movimenti di crescita e di regressione, tra reazioni di rabbia, come quella di sbattere la porta all’adulto, e la ricerca di affetto e accoglienza, come una carezza, un bacio, uno sguardo, creano confusione, offuscano la mente, fanno vacillare la razionalità. Ma sono queste sensibilità che intrecciandosi danno vita a variopinti scenari che lasciano basiti di fronte al lutto e alla perdita reciproca del ragazzo e del genitore

Il genitore, e la coppia genitoriale [2], durante l’adolescenza del figlio attraversa la fase della meno-andro pausa (nella nostra società, mediamente, il genitore, durante l’adolescenza del figlio, è attorno ai 40-55 anni). La coppia e il singolo si trasformano e vivono periodi di crisi e di ridefinizione: del proprio ruolo generativo, affettivo, lavorativo e professionale, sociale, e una nuova scoperta della sessualità di coppia, dell’affettività e delle relazioni sociali ed amicali sia con i figli che con il mondo che i figli portano dentro casa: amici, fidanzati, hobby, scelte politiche, religiose, scolastiche e professionali.
Il figlio adolescente, dal canto suo, vive in uno stato di depressione elaborativa (che conduce quindi ad un’elaborazione e rivisitazione di sé), carica d’angosce di morte che si rifanno alla perdita dei punti di riferimento interiori, ovvero ai propri genitori interni, quelli interiorizzati con l’amore e le regole acquisite e sperimentate durante l’infanzia.
L’incontro di questi due “lutti” sfocia talvolta in situazioni di conflitto o di reciproca incomprensione.
L’adolescenza è anche un tempo stupefacente, perché indescrivibile, talvolta al margine, inesorabilmente alla ricerca del Sé diverso da come era prima e dei nuovi limiti, sperimentati anche attraverso il rischio e l’avventura. E’ questa dimensione dell’adolescenza, avvolta da una aura di unicità e esclusività del proprio mondo e del mondo degli altri che esiste in funzione del Sé, ad ispirare poeti e cantanti, artisti e letterati.