Educare.it - Rivista open access sui temi dell'educazione - Anno XXV, n. 1 - Gennaio 2025auguri natale

Le afasie e le anomalie del sistema nervoso: filo diretto tra cervello e linguaggio

Il linguaggio è una capacità esclusiva della specie umana e circa 6000 sono le lingue attualmente parlate in ogni parte del mondo. Espressione del pensiero, il linguaggio è il più complesso sistema di comunicazione che assolve alla funzione della regolazione sociale ed alla elaborazione interna delle conoscenze.

Tra i disturbi del linguaggio, le afasie abbracciano una molteplicità di tipologie strettamente collegate ai vari livelli di competenza linguistica compromessi (fonetico, fonemico, semantico, lessicale, sintattico e pragmatico). Gli studi sull’afasia iniziano più di un secolo fa quando l’antropologo francese Pierre Paul Broca (1824-1880) utilizza il metodo anatomo-clinico per descrivere, da un lato, le caratteristiche del disturbo del comportamento e, dall’altro, le peculiarità della patologia che ha danneggiato il sistema nervoso di un suo paziente, passato alla cronaca con il nome di “Tan”, unico suono che riusciva a pronunciare, affetto da afasia poco prima della morte.
Ad una seduta della Società di Antropologia a Parigi, il giorno 21 aprile del 1861, considerato l’atto di nascita della neuropsicologia, P.P. Broca affermò che la tipologia di quel disturbo era causata dalla lesione localizzata nella parte posteriore della terza circonvoluzione frontale di sinistra, o area 44 di Brodmann, oggi chiamata area di Broca.

Nel 1874 il neurologo tedesco Carl Wernike (1848-1905), presentò un altro tipo di afasia, quella di un suo paziente affetto da una lesione nel lobo temporale, e precisamente nell’area 22 di Brodmann, denominata poi di Wernike. A differenza del paziente di Broca quello di Wernike non aveva difficoltà ad emettere suoni linguistici ma produceva un linguaggio incomprensibile. Secondo la teoria di Wernike esistevano tre tipi di afasia causati da lesioni in aree cerebrali distinte: l’afasia motoria, causata da una lesione nel lobo frontale con relativa compromissione della programmazione dei movimenti indispensabili per l’articolazione del linguaggio; l’afasia sensoriale, causata da una lesione dell’area del lobo temporale a danno della decodifica dei suoni verbali e della comprensione; l’afasia di conduzione, causata dalla lesione localizzata nel fascicolo arcuato, che connette le aree 22 e 44, responsabile della alterata transcodifica o meglio della ripetizione di quello che viene detto.
Negli anni successivi si intensificarono gli studi sulla fisiologia del sistema nervoso e venne attribuito all’emisfero sinistro un ruolo preponderante nelle funzioni linguistiche mentre quello destro risultò essere dominante per le funzioni extralinguistiche come lo spazio, i suoni, la musica, la prosodia, le emozioni, lo schema corporeo. L’afasia globale, che colpisce l’area del linguaggio nella sua interezza, costituisce purtroppo un quarto di tutti i casi di afasia. Il deficit, grave dal punto di vista funzionale, impedisce di esprimere i propri pensieri e di comprendere gli altri. Nella grande varietà di alterazioni, le afasie possono essere classificate in fluenti e non fluenti. Le prime, pur mantenendo la prosodia, hanno compromessa la comprensione, mentre le altre presentano turbe articolatorie, con sforzo all’inizio di ogni emissione verbale, disprosodia e comprensione relativamente conservata. Sono considerate afasie le parafasie fonetiche, quando le unità lessicali sono selezionate correttamente ma deformate da disturbi articolatori; le parafasie fonemiche, quando la deformazione della parola è dovuta ad una cattiva selezione, (tasa per casa); le parafasie formali, quando la parola pronunciata è diversa dal target ma esistente (pane per rane); le parafasie semantiche, quando il paziente produce un’unità lessicale esistente nel vocabolario ma diversa da quella che avrebbe dovuto produrre (matita per penna); le parafasie verbali, quando la parola pronunciata non ha alcuna attinenza con la parola target; le anomie, quando i pazienti non producono alcuna unità lessicale e cercano di compensare con delle circomlocuzioni; i neologismi, quando il termine non esiste nel vocabolario ma viene coniato dal paziente.

Questi disturbi di tipo semantico-lessicale sono legati all’afasia di Wernike con lesioni localizzate nella zona del lobo temporale, mentre i disturbi che investono l’alterazione dell’uso sintattico sono strettamente legati all’afasia di Broca. Se le lesioni interessano le porzioni anteriori dell’emisfero dominante l’afasia è agrammatica, ossia deficitaria degli elementi che costituiscono la struttura sintattica, se invece le lesioni interessano le porzioni posteriori dell’emisfero dominante l’afasia viene definita paragrammatica, caratterizzata da un uso improprio degli elementi sintattici.
Nell’afasia di Broca il linguaggio è disprosodico, ha carattere telegrafico, è prodotto con costruzioni anomale, presenta numerosi errori nelle declinazioni dei nomi, delle desinenze di persona, tempo e numero dei verbi. Gli afasici di conduzione hanno un linguaggio relativamente fluente e ben strutturato, mostrano una buona comprensione, mentre presentano notevoli difficoltà nella ripetizione orale di parole e frasi a causa di una grave limitazione della memoria a breve termine. Altri tipi di errori afasici sono le stereotipie o parole che compaiono con una certa frequenza senza alcun contenuto informativo; le espressioni ricorrenti, generalmente brevi parole, numeri, brevi frasi ripetute senza variazioni; l’ecolalia, ossia la tendenza del soggetto a ripetere quanto prodotto dall’interlocutore. La riabilitazione del paziente afasico è possibile grazie alla plasticità neuronale e i principi cui si ispirano i vari metodi riabilitativi sono basati sull’‘insegnamento’ se l’afasia viene considerata come perdita del patrimonio linguistico o sulla ‘stimolazione’ se si ritiene che l’afasia sia dovuta alla perdita della capacità di accedere al linguaggio. Lo studio della relazione esistente tra linguaggio e cervello di pazienti afasici è iniziato nella seconda metà dell’Ottocento ma solo negli ultimi decenni l’afasiologia si è avvalsa dei modelli e dei metodi propri della linguistica e della psicolinguistica. A tutt’oggi, anche se il metodo riabilitativo più accreditato è quello clinico-empirico, mancano le condizioni obiettive per una verifica statistica valida sugli esiti dei trattamenti a causa dei problemi etici derivanti dal campione non trattato.

 


Bibliografia:

Gainotti G., Struttura e patologia del linguaggio, Il Mulino, Bologna 1983.
Piccirilli M., Dal cervello alla mente, Morlacchi, Perugina 2006.


Autore: Anna Rosa Vagnoni, dott.ssa in Scienze della Formazione Primaria, Formazione e Gestione delle Risorse Umane

copyright © Educare.it - Anno VIII, Numero 1, Dicembre 2007