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L’articolo focalizza l’importanza dell’educazione nel bambino, sin dai primi mesi di vita, ed approfondisce la valenza pedagogica e culturale del nido come primo luogo di apprendimento. I vari aspetti che caratterizzano tale servizio educativo vengono affrontati in modo organico, sia dal punto di vista della ricerca pedagogica che dalle recenti normative che ne potenziano l’identità e la preziosa valenza educativa.
L’articolo presenta un'esperienza di laboratorio che si svolge all'interno dello spazio nido dell'associazione Pianeta Studio di Roma. Il laboratorio, denominato "Matematicando al nido", è finalizzato al potenziamento dell'intelligenza numerica in bambini da 0 a 6 anni. Le attività partono dal presupposto scientifico che anche i bambini molto piccoli riescono a ragionare in termini di quantità, operando confronti tra piccole numerosità e compiendo semplici operazioni additive (aggiungere oggetti in un insieme) e sottrattive (togliere oggetti da un insieme). Dopo una breve rassegna sugli studi presenti in letteratura, l’articolo descrive le attività pro-poste all'interno del laboratorio, offrendo al lettore interessato degli spunti operativi su come impostare un lavoro di potenziamento sui prerequisiti del calcolo.
Sono la mamma di Andrea. Mio figlio ha 3 anni, frequenta la scuola materna, prima ha frequentato il nido per circa un anno e mezzo e ha una sorellina di 20 mesi. Scrivo perché non riesco a capire ed a correggere il comportamento che Andrea ha all’asilo nei confronti dei suoi compagni.
Secondo quanto mi racconta la maestra e secondo quanto mi raccontavano anche al nido, Andrea allunga le mani nei confronti degli altri bambini. Soprattutto nelle occasioni di gioco libero mio figlio (e l’ho riscontrato anche io in occasione di feste e compleanni) abbraccia gli altri bambini fino a buttarli in terra, ci si butta letteralmente sopra. Ciò crea naturalmente situazioni di confusione e l’allontanamento degli altri bambini.
Da quanto ho potuto vedere ha questo atteggiamento così fastidioso solo nei confronti dei bambini con i quali ha un rapporto di amicizia più stretto e con i quali vuole stare maggiormente. E’ come se fosse eccessivamente eccitato dalla loro presenza.
Quando, invece, frequentiamo parchi giochi o andiamo a compleanni dove non ci sono i suoi amici, gioca più tranquillamente per i fatti suoi.
In casa Andrea è un bambino vivace ma abbastanza ubbidiente, riesce a giocare da solo per un po’ di tempo e qualche volta a giocare, senza litigare, con la sorellina.
Con la sorellina ha un po’ lo stesso atteggiamento , la bacia e l’abbraccia a volte esagerando un po’!
Come carattere Andrea è affettuoso, si adatta bene alle novità, li piace stare al centro dell'attenzione ma nello stesso tempo è timido.
Vorrei capire perché mio figlio si comporta in maniera così eccessiva e sovraeccitata con i suoi compagni e come fare a fargli capire che non si deve comportare in questo modo perché altrimenti i suoi compagni finiranno per escluderlo dai giochi.
Nel 2014 solo il 28% dei bambini europei con meno di tre anni ha frequentato un asilo. Questo significa che sono ancora molti i genitori che devono rinunciare al lavoro per prendersi cura dei propri figli, non potendo contare su alcun servizio di accoglienza per l’infanzia. È questo il più recente dato pubblicato da Eurostat.
Le istituzioni pensate per l’educazione della prima infanzia si sono evolute storicamente da una prospettiva adultocentrica verso il riconoscimento della specificità dell’infanzia, adeguando spazi e programmi ad una visione del bambino competente e cittadino tra gli altri. L’articolo mostra come l’emergenza Covid-19 e le valutazioni che l’hanno accompagnata rappresentino per certi aspetti un passo indietro nella comprensione che l’educazione dei bambini costituisce un investimento per la società.
A parità di capitale culturale, chi va al nido ha maggiore propensione a terminare il percorso scolastico, arrivando al diploma e proseguendo anche con l'università. E' quanto emerge da una ricerca condotta da Valerio Belotti, docente di Politiche per l'infanzia e l'adolescenza dell'Università di Padova, per capire quali sono le ragioni che portano i genitori a scegliere un percorso di cura ed educativo per i loro figli di tipo parentale, familiare o formale, come il nido.
Sono la mamma di una bimba di due anni e mezzo. Dai sei mesi ai suoi primi due anni mia figlia è cresciuta con sua zia e non aveva problemi ad allontanarsi da me. Essendo una bambina molto socievole e desiderosa di apprendere, ho pensato, anche per farla socializzare, di farle frequentare il nido.
L'inserimento non si è rivelato facile, ma la situazione è peggiorata da quando ha cominciato a vomitare a scuola, e lo fa o dopo che io o mio marito siamo andati via, cioè al momento del distacco, o dopo pranzo, momento che di solito condivide con noi.
Le maestre ci dicono che dopo aver vomitato non mostra segni di malessere ma che anzi è come se nulla fosse successo. Mi dicono inoltre che piange ogni qualvolta si cambia aula, nei passaggi al bagno o alla mensa, come se si spaventasse per una situazione nuova. Ovvio che raramente mangia a mensa e quindi molte volte mangia a casa al ritorno con noi...lei a scuola rifiuta il pasto per condividerlo a casa con noi (lo ha riferito alle maestre).
Cosa dovrei fare per questi due problemi?
In occasione delle elezioni europee, Yoopies, la piattaforma di riferimento per l’accesso ai servizi di assistenza all'infanzia, pubblica il suo primo studio che mette a confronto le agevolazioni e i contributi pubblici per l'assistenza all'infanzia in Danimarca, Finlandia, Svezia, Francia, Germania, Italia, Olanda, Spagna e Regno Unito. I paesi nordici, in particolare la Danimarca, sono i campioni europei per quanto riguarda l'accesso a sussidi e sovvenzioni alle famiglie con figli. Anche la Francia e i Paesi Bassi sono noti per la loro generosa politica. La Germania e il Regno Unito, rimasti indietro per molto tempo, hanno recuperato terreno negli ultimi anni, mentre la Spagna e l'Italia appaiono ancora come i paesi meno solidali.
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