Educare.it - Rivista open access sui temi dell'educazione - Anno XXV, n. 4 - Aprile 2025

Il corpo come vettore semantico del disagio giovanile

corporeitaL’articolo propone una lettura della crisi della società contemporanea attraverso il corpo, in una visione che coniuga l’esperienza soggettiva/oggettiva, il corpo come dato di natura e il corpo come prodotto culturale e collettivo. In particolare, si analizza la relazione dei giovani con il proprio corpo, anche con lo scopo di tracciare alcune linee educative di fronteggiamento del disagio.

Introduzione

Si assiste oggi a un perdurante stato di crisi generalizzato, a un’atmosfera esistenziale in cui tanto gli atteggiamenti individuali che quelli collettivi tendono a esprimersi in forme di fragilità diffusa. Su tutti, i giovani sembrano affrontare le conseguenze di forme di disagio sempre più complesse. Da qui, la necessità di ipotizzare degli interventi specifici. Per fronteggiare una crisi, di qualsiasi natura essa sia, è necessario identificarne i tratti salienti oltre che gli effetti prodotti, così poi da poter sviluppare interventi specifici, volti a risolverne le cause. Riconoscendo il corpo come un vettore semantico, è possibile dargli una duplice funzione: quella di punto di osservazione privilegiato attraverso cui analizzare nel profondo gli effetti della crisi e risalire alle cause che la determinano; e quella di punto di attacco per interventi mirati attraverso cui avviare il superamento della crisi individuale, per poi espandersi alla sfera collettiva. Il corpo è, infatti, uno straordinario punto di osservazione sul mondo, soprattutto nelle società occidentali moderne, in cui è diventato il segno tangibile dell’individuo, il luogo personale e personalizzabile in cui si manifesta la differenza, una distinzione sociale e culturale. Posto al centro dell’azione personale e collettiva, esso è il punto nevralgico della dimensione esistenziale, oltre che la porta di ingresso in cui il mondo sociale entra nel mondo personale.

Il trionfo del corpo

Il XXI secolo ha determinato quello che Juvin (2006) ha definito come il «trionfo del corpo». Il corpo è diventato oggetto di un’attenzione mai sperimentata in precedenza, di acceso dibattito, di una cura spasmodica per la sua bellezza, per la salute e il benessere, per la forma e l’apparenza, ma allo stesso tempo è stato anche oggetto di mortificazione, di martirio, di rifiuto. In effetti, dopo quella cartesiana, abbiamo assistito in tempi recenti a una nuova rivoluzione del corpo, quasi unica nel suo genere. Nel corso della storia ce ne sono state altre (cfr. Courtine, 2006; Corbin, 2005; Vigarello, 2005), ma la portata di questa moderna rivoluzione sembra incidere talmente profondamente da rappresentare un unicum: «La novità di questo inizio di XXI secolo in Europa è che ci siamo inventati un corpo nuovo, a dispetto della necessità, della sofferenza e del tempo. E anche a dispetto del mondo, il mondo della natura, che è poi quello del destino» (Juvin, 2006, XIII).

Un corpo nuovo, quasi completamente liberato dai limiti imposti dalla natura, manipolabile a proprio piacimento, oggetto di attenzione e di culto, ma al tempo stesso ridotto anche a semplice suppellettile o, all’eccesso, tormentato. L’individuo ha oggi la convinzione che il corpo, il proprio corpo, possa essere gestito, reso eterno, smontato e rimontato a proprio piacimento. Attraverso le conoscenze offerte dalla tecnica; è possibile clonarlo, proiettarlo in uno spazio-tempo indefinito in cui, per il momento, la sua immagine può durare in eterno. Rappresenta, dunque, un capitale di vita enorme, mai posseduto in precedenza; ma al tempo stesso è un terreno di profonde lacerazioni sociali e culturali, di enormi tensioni che arrivano dalla società, e rappresenta il punto di pressione su cui insistono le forme di disagio che la società determina per gli individui.

Sul corpo è inscritta la storia di ognuno, oltre che la storia dei mutamenti sociali e culturali che attraversano le società umane. E queste società sono, oggi più che mai, turbolente, ondivaghe, soggette a costanti mutamenti, attraversate da profonde lacerazioni e conflitti: la storia che viene scritta sui corpi degli individui è, dunque, una storia inquieta, basata su di un “periodare” sconnesso, pieno di aggiustamenti, cancellature, correzioni, periodi non sempre tra di loro coerenti, anzi, sempre più in contraddizione gli uni con gli altri. In particolar modo, i corpi dei giovani, per la loro plasmabilità e reattività, sono le pagine ideali in cui questa storia è scritta e, cambiando la prospettiva, sono i testi più dettagliati e approfonditi in cui poter andare a leggere quanto sta accadendo.  

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Autore: Simone Digennaro, Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale. Si occupa di ricerca nell'ambito della pedagogia e della didattica con approfondimenti sul ruolo e la funzione del corpo nei processi educativi. È coordinatore socio-pedagogico in progetti per il contrasto delle povertà educative.


copyright © Educare.it - Anno XXI, N. 5, Maggio 2021