Educare.it - Rivista open access sui temi dell'educazione - Anno XXV, n. 5 - Maggio 2025

A 15 anni dorme con la mamma

Ho un rapporto affettivo con una professionista di 50 anni, la cui vita col marito terminò 11 anni fa perché lui se ne andò a vivere con un'altra; adesso è divorziata, stiamo insieme da 9 anni ma viviamo ciascuno nella propria casa, passando i giorni liberi (cioè quelli in cui il marito prende i figli) a casa mia, scelta che feci - e cui si adattò - fin dall'inizio. Lei ha un figlio di 15 anni (già sviluppato, con una vita di relazione apparentemente normale, frequenta la quarta liceo e pratica da anni pallavolo a livello competitivo) ed una figlia di 12 anni (è già mestruata, fa la prima media, gioca a basket e canta in un coro).

Il mio rapporto con i ragazzi è sempre stato eccellente, non mi sono mai sognato di diventare "un secondo papà", non faccio loro da confidente: sono semplicemente "il compagno della mamma" e - per di più - ho anche un buon rapporto con il loro padre.

Adesso sono un po' preoccupato perché anche se entrambi i ragazzi hanno ciascuno la propria cameretta con la TV, il maschio passa il suo tempo libero a guardarla nel letto della mamma e quasi tutte le notti ci rimane a dormire insieme con lei.
Ciò non mi suscita alcun sentimento di gelosia ma, invece, una viva preoccupazione da quando un'amica comune mi ha detto che quest'abitudine può essere pericolosa, inducendo ritardi di crescita, complessi edipici e squilibri di formazione nella sorella.

Non ho mai interferito con il suo sistema educativo, diverso dal mio (ho due figli ormai adulti ed uno di 11 anni, che vive in un'altra città con la madre), e vorrei un vostro consiglio, per lei e per me.

 

Cerco, per quanto mi è possibile, di interpretare la situazione a distanza. Proporrei, a Lei e alla Sua compagna, di riflettere profondamente sulle eventuali cause che abbiano potuto determinare l'attuale comportamento del figlio (e della madre!) e sulle reazioni, soprattutto da parte della Sua compagna. Datevi un tempo ragionevole, almeno alcuni giorni, per discutere e capire alcune cose, per quanto riguarda il figlio, ma anche e innanzitutto per quanto riguarda Voi e soprattutto la madre.

Vi propongo alcune piste di riflessione: quali sentimenti e quanta soddisfazione prova la madre a vedere e percepire il figlio, ormai quindicenne, così vicino? Ancora o di nuovo o finalmente così vicino? Quali emozioni suscita nella madre il letto matrimoniale semivuoto occupato solo da lei stessa e invece un letto matrimoniale diviso e condiviso da una persona vicina? Una persona vicina è sicuramente Lei-compagno, ma anche il figlio. Il figlio sostituisce l'assenza temporanea di Lei-compagno? E ancora: la madre è contenta di questa "sostituzione", la ambisce e la desidera? O teme invece una situazione alternativa (in modo più o meno consapevole)? In altre parole: la madre desidera o teme il letto matrimoniale occupato da qualcun altro?

Quali potrebbero essere le motivazioni che spingono il ragazzo quindicenne a passare le sere e le notti nel letto della madre? La vuole proteggere, preservare, custodire e difendere "dall'intrusione di terzi"? Esterna con questo comportamento semplicemente "amore" nel senso che vuole farle compagnia visto che altrimenti sarebbe da sola? Quando il programma televisivo è di gradimento di entrambi, il figlio vuole semplicemente guardarli e commentarli (riderne, discuterne ecc.) insieme alla mamma? Da cosa dipende il rimanere a dormire dalla madre? Si addormenta "semplicemente" davanti alla TV non riuscendo più a trasferirsi nella sua stanza? O il desiderio di dormire con la mamma ha dei contorni molto meno casuali e che si dovrebbero analizzare più profondamente?

Ipotizzo che i figli sappiano che la loro madre passi dei giorni da Lei. E le notti? Come reagirebbe il figlio a questa situazione, ovvero, come ha reagito negli ultimi anni qualora gliel'avete sottoposta? Infine, qual è la posizione del padre naturale nei confronti della Vostra relazione e nei confronti del fatto che il ragazzo dorma dalla madre? Come vede, le domande da porsi non sono poche, e non di poco conto. La Vostra amica comune ha parlato di "abitudine pericolosa" e probabilmente c'è del vero in questo.

Prima di tutto però io ne vedrei un'occasione di dialogo approfondito con la Sua compagna, che può aiutarvi a capirsi e conoscersi meglio; si tratta anche di un'opportunità per Lei e, soprattutto per la madre, di capire meglio questo ragazzo ormai adolescente. Incoraggi la Sua compagna ad affrontare queste (o altre) domande, ponendole quando è il caso direttamente al giovane figlio. Se vi è un rapporto di fiducia ed una buona competenza dialogica sarà un'occasione reciproca di crescita.

Non escluderei il ricorso ad un esperto (come uno psicoterapeuta), anche se nella Sua lettera non vi sono indizi sufficienti per capire se un tale aiuto possa essere più indicato per il ragazzo, per la Sua compagna e/o per Voi. Può anche darsi che il problema non sussista e che sia sufficiente che la Sua compagna esprima al figlio la propria preferenza a dormire da sola. Ma se ci saranno resistenze o vissuti di rifiuto, o manifestazioni di disagio, sia da parte della madre che del figlio, allora intravedrei la necessità di approfondire ulteriormente il discorso.

In ogni caso credo debba essere la sua compagna ad affrontare la situazione con il ragazzo, con autorevolezza e coerenza, il che presuppone l'intima sua convinzione dell'esistenza di un problema. E' lei (e solo lei) che alla fine dovrà decidere come reagire, responsabilmente, di fronte al comportamento di suo figlio.

 


copyright © Educare.it - Anno I, Numero 6, Maggio 2001