Educare.it - Rivista open access sui temi dell'educazione - Anno XXIV, n. 11 - Novembre 2024

Non riesce a dormire da solo

Mio figlio Thomas di 9 anni non riesce ancora a dormire da solo.

Mi spiego: la mamma alla sera lo addormenta nel suo letto (magari leggendo qualche libro di fumetti o qualche libro di scuola), ma verso le ore 3-4 del mattino lui si risveglia e la chiama "Mamma, vieni?". Tutto termina quando Lui si infila nel ns. lettone oppure quando io o mia moglie ritorniamo nella sua camera a riaddormentarlo. Magari questo può accadere anche una seconda volta prima del risveglio vero e proprio.

Quando gli sei vicino a letto si addossa contro di te: ti vuole stretto con le ginocchia spesso sulla ns. pancia oppure le gambe tra le nostre Se lo allontani ti dice "Vieni vicino!"

Dopo avergli parlato e spiegato di non aver nulla da temere, abbiamo provato a tenergli la luce (piccola o grande) accesa nella sua camera. Niente. Dice di aver paura non più del buio, ma dei rumori della notte. Abbiamo quindi provato parlandogli in modo allegro, quasi giocando (senza alcuna imposizione) ad usare i tappi sulle orecchie contro il rumore. Risultato: niente, la situazione non cambia, "inventa una nuova scusa"! Ha paura per esempio di rimanere solo al pian terra dell'abitazione con noi genitori presenti al primo piano, magari perchè deve terminare per altri cinque minuti i compiti. Thomas è stato figlio unico fino a poco tempo fa , quando sono nati due fratellini.

Talvolta ci ritroviamo nella notte a letto in quattro: i genitori, Thomas e un fratellino a causa di disturbi (mal di denti, di stomaco, o altro). Da qualche mese, ora che i fratellini sono un po' meno neonati e iniziano ad essere più graziosi e a dire qualche parolina, è diventato geloso e spesso nervoso: ti risponde "Non ci sono mica solo miei fratelli: e io?" O frasi simili.

Non ce la facciamo più!! Siamo coscienti che sicuramente abbiamo commesso degli errori nel passato (addormentarlo con noi,ecc.): che cosa ci consiglia? Avevamo pensato di spiegare il problema alle maestre di scuola e all'allenatore di calcio (è uno sport a cui tiene tantissimo mio figlio), nonchè di rivolgersi al consultorio famigliare più vicino o ad un psicologo.

La ringrazio sin d'ora vivamente della sua disponibilità e colgo l'occasione per porgerLe distinti saluti.

 

Caro Signore,

non mi ha detto se Suo figlio Thomas già dormiva nel lettone insieme a Voi PRIMA della nascita dei suoi fratellini gemelli. Sarebbe un dato importante sapere se l'eccessiva richiesta di attenzioni da parte di Thomas si fossero verificate anche prima, oppure, se questa è subentrata solamente dopo l'esperienza di non essere più figlio unico.

La gelosia verso i due fratellini, probabilmente ammirati da tutti, è comprensibile.
Da una parte Thomas potrebbe avere, grazie ai fratellini, delle occasioni di esperire una nuova responsabilità, quella del "fratello grande" e di "aiutante della mamma e del papà", ma dall'altra Thomas dovrebbe fare anche l'esperienza di avere dei "privilegi" precisi che i piccoli fratellini ovviamente non hanno.
In altre parole: Thomas dovrà fare l'esperienza di non essere più l'unico amato dei genitori, ma di essere amato non meno di prima e di avere dei tempi e spazi dedicati esclusivamente a lui, da poter condividere con i genitori o almeno con uno dei genitori.

Questi spazi e tempi in questo momento pare però che li scelga e li decida soprattutto Vostro figlio. E' lui che dice "vieni vicino" e "mamma vieni" e nel imperativo "vieni!" c'è tutta la sua presunzione di scegliere lui il dove e quando. E per riservarsi questo potere tira fuori tutte le "scuse" possibili (come ha detto anche Lei): dalla paura del buio alla paura dei rumori ecc. fino a cercare di fare venire ai genitori dei veri e propri SENSI DI COLPA, dicendovi "non ci sono mica solo i miei fratelli: e io?"

Riassumendo: anche se Thomas indubbiamente ha bisogno dei suoi privilegi da "figlio grande", ha però anche bisogno di regole da comprendere e rispettare, proprio perché è il "figlio grande"!

Una regola è quella del lettone da non condividere più con i genitori.
Il rito serale dedicato a Thomas potrebbe, ad esempio, servire da "strategia", rassicurandolo sul mantenimento dello stesso, a condizione che poi non venga a dormire con voi. Già durante il rito serale in stanza di Thomas bisogna stare attenti a non coricarsi, ma stare al massimo seduti sul suo letto.

E' prevedibile che il bambino durante la notte venga lo stesso da voi nel lettone. Qualora succedesse questo, dovreste avere la massima coerenza di applicare la regola, regola che dapprima dovrà però essere ampiamente esposta a Thomas, discutendone con lui.

Potreste provare a dire direttamente a Thomas che state valutando l'idea di parlare con l'allenatore, qualora non si risolvesse il problema. Se decideste di parlarne con Thomas di questo, sarebbe opportuno non dirglielo in tono minaccioso, ma solamente ai fini di fargli capire che non è normale che un figlio di nove anni venga nel letto dei genitori. Indipendentemente dalle varie motivazioni (paura, mal di pancia, insonnia...) che potrebbero esserci.

Per quanto riguarda la vostra idea di rivolgervi ad altri esperti (psicologo, insegnanti) ovviamente si tratta di ottime idee, che potete mettere in atto se lo riterrete opportuno.

Non abbiate SENSI DI COLPA per le Vostre decisioni passate e per quelle future.
Agite comunque sempre in pieno accordo tra Voi genitori, mostrando fermezza nelle regole che deciderete di far rispettare.

 


copyright © Educare.it - Anno V, Numero 4, Marzo 2005