Educare.it - Rivista open access sui temi dell'educazione - Anno XXV, n. 5 - Maggio 2025

Non socializza all'asilo

Mia figlia, 3 anni, è al primo anno di asilo che, a parole, ha affrontato tranquillamente; cioè il primo giorno ci è andata tranquilla salvo palesare incertezza (naturale) all'impatto reale.
Dopo un pochino (mezz'ora) sono andato via col suo consenso e sono tornato dopo un'ora a riprenderla: aveva pianto un po' ma si era consolata.
I giorni successivi diceva di non volere andare all'asilo sebbene poi non facesse molte storie quando la portavamo, solo che quando siamo lì non si vuole staccare da me (o da mia moglie); però una volta in braccio alla maestra si tranquillizza presto,ma poi rimane come bloccata verso le altre maestre e i bimbi che peraltro in parte già conosceva e con cui giocava nella piazza del nostro paese.
L'unica che la può toccare senza che si chiuda è la maestra che la prende quando vado via io, gli altri è come se non esistessero, li guarda ma non li considera minimamente.
Fuori dall'asilo gioca normalmente con il cugino, da sola e con altri bimbi, fermo restando il suo carattere di indole timida.

Nonostante anche la maestra cerchi di spronarla con giochi o facendola partecipare a gruppi, lei si chiude in se stessa contraendosi anche fisicamente (mette la testa tra le gambe, ha il viso contratto, il passo è pesante e si guarda circospetta attorno come se fossero tutti potenziali pericoli): è come se si muovesse con dei sassi al posto degli arti.
Quando l'andiamo a prendere dice che l'asilo è bello e che dopo averla accompagnata, quando vado via, devo lasciarla in braccio alla maestra, ma la mattina ci dice che non vuole andare all'asilo... e poi ci va senza batter ciglio, salvo che quando siamo dentro si chiude completamente, in parte anche verso di me.
Non vorrei che si trovasse male ma che ci andasse per non deludere le nostre aspettative che peraltro non ci sono, cioè noi cerchiamo di evidenziarle gli aspetti positivi (i bimbi, i giochi,...) ma non per forzarla quanto piuttosto per invogliarla (forse i nostri aspetti positivi non coincidono con i suoi, o il prezzo è troppo alto?).
Vorrei aver qualche consiglio su come dovremmo comportarci noi genitori e se non sia il caso di pensare che, per ora, l'esperienza dell'asilo sia troppo gravosa per il suo carattere.

 

Gentile papà,
l'esperienza della Socializzazione non è mai troppo gravosa per nessuno.
Parlo primariamente di Socializzazione perché è questo che un bimbo di 3 anni va a fare alla scuola materna, anzi, Scuola dell'Infanzia: aprirsi al mondo dei coetanei imparando dall'esperienza i primi rudimenti della vita sociale.
Certo, un bimbo può andare, in precedenza, al Nido e, perciò, non essere estraneo alle modalità delle prime "società" di bambini: è vero, però il momento evolutivo dei piccolissimi è diverso da quello dei treenni. Infatti, il bimbo del Nido ha tendenzialmente e per natura un rapporto differente coi coetanei, con i quali instaura principalmente un rapporto di osservazione (chiamato anche "a specchio", poiché due bambini piccoli possono giocare anche allo stesso gioco nello stesso momento ma non accorgersene per niente) e di imitazione del mondo adulto (cioè, un bambino piccolo non dà mai un bacino ad un altro perché se lo sente, ma perché è stato invitato a farlo, oppure sa che si fa così). Ancor più differente è il rapporto che l'ex-neonato instaura con l'adulto di riferimento, molto (moltissimo) ricalcato da quello che ha con la madre, fatto, anche, quindi, di bisogni e dipendenza e molto fisico.

Ma, naturalmente (e ci mancherebbe!), un bimbo di 3 anni (ormai grande rispetto ad un piccolo da Nido), non va alla scuola solo per socializzare: va, appunto, per guardare gli altri in modo diverso, sviluppando delle relazioni più consapevoli, nel senso che sono pilotate dalle simpatie spontanee e quindi dalle prime scelte, ma anche per guardare gli adulti in modo diverso, accettando di avere con loro sia un legame esclusivo e speciale, ma anche di condividerli con gli altri (mi riferisco, ovviamente, al personale insegnante). Inoltre, a quest'età, il bambino è pronto per avviarsi, gradualmente e secondo disposizioni che si susseguiranno nello scorrere del tempo (3/4/5 anni), a sviluppare ed acquisire in maniera stabile quelli che, prima dell'ingresso alla scuola elementare, vengono chiamati i "PREREQUISITI", che inseriscono al pensiero logico, alle capacità psicomotorie, linguistiche e, come abbiamo visto, affettive e relazionali e all'acquisizione delle prime regole sociali.

Ora, però, mi sento di dover ritornare alla mia frase iniziale, che suona come un dire lapidario scolpito nel granito: l'esperienza della Socializzazione non è mai troppo gravosa per nessuno. Se si accetta che questa si svolga secondo i ritmi e le possibilità che ciascuno di noi, fin da piccolo, possiede.
Se il carattere della sua bambina, come lei dice, è di indole timida, non possiamo aspettarci, almeno non subito, che diventi la "barzellettiera" del gruppo ma che, piuttosto, si ritiri in un fare circospetto e ricerchi un legame stretto con il suo riferimento adulto.
Se per caso ha pensato, caro papà, che sua figlia, chiudendosi quando arriva all'asilo anche nei suoi confronti, provi un senso di delusione, in un certo senso ci ha preso in pieno. E' un po' come se le volesse dire :"Ok, papà, mi vuoi lasciare qui, non è malaccio ma ho bisogno di qualcuno che mi stia vicino (la maestra). Tu vai tranquillo anche se sei un gran cattivone.".
Ovviamente, quest'ultima frase non è vera, perché lei, papà, la sta portando nel posto più bello e più giusto del mondo!
Solo che, per una piccola di 3 anni, dolce e timidina (ma anche per l'esuberante e aggressivo, intendiamoci) che sa PERFETTAMENTE quanto sono belli i giochi, interessanti i bimbi e buona la maestra della scuola, QUELLO CHE CONTA E' UNICAMENTE STACCARSI DA MAMMA E PAPA'.

Perciò, caro papà, non smetta di accompagnare sua figlia a scuola con fiducia ed entusiasmo, senza essere falso, però, ma rispettoso della nostalgia che provate al distacco l'una per l'altro e viceversa: non serve che le indori la pillola più di tanto (la scuola è bella, i compagnetti simpatici ecc.) perché sua figlia ricaccerà indietro le lacrime perché la ama e sa che può crederle, ma senza un minimo di convinzione. Lei può anche condurla nella scuola più bella di Italia ma, al centro della prospettiva di sua figlia, c'è solo il distacco dalla sua famiglia, che, nel tempo e secondo i suoi ritmi e le sue possibilità, resterà una costante ma secondaria rispetto alle sue nuove esperienze.
E se un giorno le dovesse mai dire "La scuola è brutta!", lei controlli e le risponda "Non è vero, e tu lo sai".

Continui quindi ad accompagnarla tendendola saldamente per mano, la affidi con fiducia alla maestra perché è la cosa più giusta che lei possa fare per sua figlia, proprio quella bambina che lei ha osservato e conosce. Non cessi poi di studiarla, connettendo ogni sua manifestazione (l'atteggiamento di chiusura di sua figlia è molto tipico) non solo a quello che da fuori può intervenire a scatenarlo, ma anche a quello che, all'interno della sua vita familiare, può averlo causato. E se eventualmente notasse qualcosa, io sono sempre qui per porgerle il mio modesto aiuto.
1000 auguri.

 


copyright © Educare.it - Anno III, Numero 10, Settembre 2003