- Categoria: Immaturità, ritardo nello sviluppo
- Scritto da Monica Balli
Epilessia parziale
Salve, siamo i genitori di un bambino di quasi sette anni, figlio unico, sensibile e piuttosto vivace. Ha frequentato la prima elementare a tempo pieno e, su parere delle insegnanti, "è ben inserito nel gruppo classe, partecipa con interesse, possiede buone capacità e porta contributi allo svolgimento delle lezioni. I suoi lavori sono sempre molto ricchi ma non sempre rispettano le indicazioni di esecuzione che gli vengono fornite".
All'età di quattro anni e mezzo gli è stata diagnosticata, dopo due episodi di convulsioni febbrili, "epilessia parziale" ed è, da allora, in cura con sodio valproato (Depakin Chrono-600 mg. al giorno) e, da pochi giorni, clobazam (Frisium-20 mg. al giorno). Siamo un po' preoccupati sia per i medicinali che assume sia per alcuni comportamenti. A fasi alterne è molto vivace, sembra ascoltare poco, si muove continuamente (una delle due insegnanti dice che non riesce a stare fermo seduto al banco e se ci sta muove gli arti, picchietta con la mano, muove la gamba ecc.). Spesso è capriccioso, se non lo si asseconda ha esplosioni di rabbia oppure si lagna a lungo e frequentemente anche quando gli si assegnano dei compiti o durante lo svolgimento di azioni quotidiane quali lavarsi i denti, indossare il pigiama, lavare le mani, fare i propri bisogni ecc. Ha forte il desiderio di "fare di testa sua" ed è caparbio. Pochi giorni fa ci ha detto "era meglio quando ero piccolo, tutti mi lasciavano in pace".
E', inoltre, molto socievole e nel tempo libero desidera molto la compagnia degli amici, cosa raramente possibile dato che abitiamo in una zona diversa, esce alle 16.30 da scuola e noi lavoriamo entrambi fino a tardi. Ne soffre molto e devo dire che chiede un fratellino già da parecchio tempo. Ha anche un atteggiamento molto "fisico" con gli altri, si "appoggia" spesso su di noi o sulle persone che si prendono più spesso cura di lui, scherza "con le mani", stuzzica gli altri bimbi facendo scherzi maneschi, provocandoli, magari più in modo tracotante che aggressivo, e questo spesso non risulta gradito. Capita che, per questo suo comportamento, disturbi le lezioni.
Saremmo grati di sapere notizie su quale sia la possibile incidenza sul comportamento dei farmaci che assume e in che modo possiamo aiutare il nostro bambino.
Carissimi genitori,
pur essendo molto difficile darvi dei consigli senza conoscere approfonditamente il bambino cercherò di rispondere alle vostre domande.
Una delle conseguenze più frequenti dell'epilessia è proprio l'iperattività, l'irrequietezza, oltre, in certi casi, alla difficoltà di memoria, concentrazione e facile esauribilità.
Ciò è dovuto sia all'assunzione di farmaci antiepilettici che (in molti casi) possono alterare le capacità di concentrazione e memoria, sia alle scariche elettriche celebrali che portano a stanchezza, facile esauribilità irrequietezza e disorientamento.
Inoltre, il vissuto soggettivo della crisi epilettica e del disorientamento post crisi può portare ad un alterata percezione di sé e ad un bisogno di maggiore sicurezza. Il bambino ha bisogno di capire cosa gli sta accadendo ma, non trovando spiegazioni per lo stato provocato dall'epilessia, prova ansia che può sfogare con l'instabilità motoria o con la rabbia.
Il mio consiglio è quello di cercare attività dove si possa rafforzare sicurezza, autostima e autonomia: potrebbe essere utile permettergli di fare attività psicomotoria associata ad esercizi di rilassamento, praticare uno sport magari insieme a voi o ad uno di voi e di rendere l'apprendimento più motivante possibile evitando tempi troppo lunghi.
Sembra che la richiesta di un appoggio di sicurezza sia anche manifestata dalla ricerca di contatto fisico con le sue figure di riferimento, con la richiesta di avere un fratellino e di avere maggiori contatti con i coetanei con i quali ha cose in comune e può condividere esperienze, comunicare ed esorcizzare, attraverso giochi simbolici, la rabbia repressa.
La stabilità delle figure di riferimento è per lui molto importante e sarebbe importante dedicare più tempo ai figli per poter soddisfare tutti i loro bisogni, purtroppo gli impegni di lavoro spesso, indispensabili per poter vivere serenamente, almeno da un punto di vista economico,non lo permettono; è quindi importante cercare di non trasmettere al bambino i sensi di colpa dovuti alle giornate lavorative "non trascorse" con lui , e al concentrarsi su ciò che "non abbiamo fatto" ma cercare di rendere i momenti trascorsi insieme, anche se pochi, qualitativamente migliori.
Vi auguro un sereno futuro.
copyright © Educare.it - Anno II, Numero 9, Agosto 2002