Educare.it - Rivista open access sui temi dell'educazione - Anno XXV, n. 6 - Giugno 2025

Passaggio verso le elementari

Prima di tutto complimenti per il vostro sito.
Sono una signora di 60 anni in pensione.
La famiglia che abita accanto a me, 5 anni e mezzo fa, al momento della nascita del secondo figlio mi chiese la cortesia di dargli una mano a badare al bambino (il primo figlio è di 13 anni più grande) e io accettai molto volentieri.
Quando il bimbo aveva due anni i genitori si sono separati, il padre ha lasciato la casa ed è andato subito dopo a vivere con la nuova compagna.
I rapporti tra i genitori separati sono sempre stati buoni e molto civili.
Anche se il padre assolve a tutti i suoi doveri economici, la madre ha dovuto in seguito trovare un lavoro a tempo pieno e quindi mi sono ritrovata a badare al bimbo piccolo in maniera molto impegnativa e molto coinvolgente da ambo le parti tanto che il bimbo ha cominciato a chiamarmi "nonna".

Ha cominciato a frequentare l'asilo a 4 anni prima solo la mattina e poi quest'anno anche al pomeriggio, non è mai andato volentieri ma ultimamente sta andando sempre peggio.
E' un bambino vivace, intelligente e affettuoso, sa di trovare tanti amici all'asilo, gli piace giocare ma trova mille scuse per non andarci. Sempre più spesso le scuse sono sintomi di mal di pancia, mal di gola (i classici insomma) spessissimo si abbandona ad un pianto isterico che sfocia immancabilmente in vomito e questo sia a casa prima di andare all'asilo sia all'asilo stesso. Addirittura ultimamente mi dice "nonna non mandarmi perché poi mi vengono le crisi".
Anche se non sono sua nonna, provo per lui un affetto da nonna e sono sinceramente preoccupata per il prossimo settembre quando dovrà andare a scuola, e anche lì dovrà fare il tempo pieno, la madre purtroppo deve lavorare tutto il giorno, io continuerò ad accompagnarlo a scuola e a garantire tutto il mio affetto, la mia presenza se è malato o in caso di bisogno, ma non credo di potermi prendere la responsabilità di occuparmi di lui anche al pomeriggio.
Le maestre dicono che è stanco e ha solo bisogno di staccare, questo all'asilo si può fare, ma quando si va a scuola non si può staccare. Forse la mia è una considerazione di una persona all'antica, ma sono sinceramente preoccupata.
Ne ho parlato anche con la madre, ma senza approfondire troppo, non posso fare la suocera.
Pensavo che forse servirebbe il parere anche di uno specialista, uno psicologo, magari influisce la separazione dei genitori, anche se il bimbo frequenta anche la compagna del padre e la famiglia di lei senza nessun (apparente) problema.
Gradirei tanto un vostro parere così saprei come comportarmi con il bimbo e con la madre, se devo insistere con lei o se sarà solo un momento passeggero e che tutto si risolverà.
Grazie e buon lavoro.

 

Gentile Signora,
la ringrazio per l'apprezzamento delle proposte del sito.
Rispondo al quesito da Lei posto, in merito alla stanchezza e forse alla fragilità che Lei nota nel bambino che segue con affetto particolare di "nonna" acquisita.
Lei ha delle intuizioni molto opportune e coglie l'importanza, ma anche la delicatezza del suo ruolo. Lei si affianca alla madre, è disponibile a dare tutto l'appoggio al bambino di cui si prende cura nel tempo extrascolastico, ne coglie anche le difficoltà, normali per l'età del bambino stesso. Non approfondisce la natura del problema, probabilmente perché non vi sono altre osservazioni importanti. Perciò ecco alcune linee pragmatiche che ritengo utili alla circostanza.

E' proprio importante conservare il ruolo da Lei assunto nella relazione che inevitabilmente diventa educativa. Perciò se vede il bambino in difficoltà lo segnali sempre alla mamma e chieda a lei sul da farsi. Poi si comporti di conseguenza.
E' essenziale che gli interventi siano improntati alla coerenza. Solo così Lei sarà tranquilla ed eviterà di prendersi delle responsabilità inadeguate al suo ruolo, come Lei opportunamente fa notare.

Se il bambino è stanco, e questo è un tempo in cui i bambini possono essere stanchi, e rifiuta la scuola, la madre dovrà prendere contatti, come probabilmente avrà fatto, con le insegnanti e decidere con loro le strategie da adottare per superare una fase forse un po' difficile, come ne passano spesso i bambini, per cause assai diverse. (Prima fra tutte occorrerà escludere piccoli problemi di salute).
Non credo che vi siano problemi particolari, a quanto lei dice, forse necessita di essere rassicurato, ma se le difficoltà persistono e la mamma ha qualche incertezza sull'atteggiamento educativo da tenere e sulle iniziative da prendere, potrà forse rivolgersi a qualche esperto.

Da quello che Lei scrive, si nota una preoccupazione per la frequenza alla scuola elementare. E' vero, sarà una esperienza coinvolgente, che richiederà al bambino un notevole investimento di forze a tutti i livelli. Ma non si spaventi! Devono ancora trascorrere alcuni mesi e i bambini maturano, in questo lasso di tempo, alcune abilità utili.
Anche per la mamma sarà un momento importante per seguire il bambino da vicino il più possibile, per sostenerlo, per motivarlo all'apprendimento, per garantirgli il passaggio all'autonomia, così necessaria per avere una buona autostima.

Intanto Lei avrà forse qualche momento in più di tempo per leggere, leggere molte storie a questo suo "nipotino". Sarà una bella esperienza e lui apprezzerà questo momento magico per tutti i bambini, attraverso il quale si sentirà ascoltato, capito, in cui potrà raccontarle molte cose, apprezzerà la bellezza del saper leggere e avrà ancora più il desiderio di imparare e andare alla scuola elementare volentieri: così diventerà grande.

 


copyright © Educare.it - Anno IV, Numero 4, marzo 2004