- Categoria: Capricci e ribellione
- Scritto da Luciano Pasqualotto
Bimba dispettosa
Buongiorno,
vi scrivo per esporVi il mio problema nella speranza di un Vostro suggerimento che indichi a me e a mio marito una strada da seguire che forse noi non abbiamo ancora considerato.
Ho due figlie, una di 6 anni e una di quasi 5 con le quali non posso dire di avese avuto grossi problemi se non capricci che a detta dei pediatri sono sempre stati correlati alle età e alle fasi di crescita. Devo dire che però la mia primogenita, di cui vorrei parlare più in particolare mi ha sempre dato più pensieri della seconda, sia per comportamento che per carattere.
Premetto che la crescita delle mie bambine è avvenuta in famiglia (io sono stata a casa fino a quando hanno cominciato la scuola materna e non le ho mai affidate a cure di altri) e nella loro vita hanno da sempre avuto la vicinanza dei nonni degli zii e delle cugine (ora di 10 e 8 anni) con le quali sono quasi cresciute assieme. Da 2 anni, poi, è arrivata la terza cuginetta, anche lei molto vicina e quindi con una frequentazione quotidiana, a cui mia figlia è attaccata oserei dire morbosamente. Appena la vede non riesce a fare a meno di prenderla in braccio, di baciarla, di abbracciarla....... comportamenti che fino a quando la bimba era più piccola le venivano vietati o quantomeno limitati perchè nonna e zia temevano per l'incolumità della piccina .A quest'aspetto, si lega al fatto che spesso mi chiede una sorellina....( con quella che già ha ci gioca ma ci litiga anche e poi la tratta da sua pari.... lei invece vorrebbe una sorellina tutta da coccolare). Devo dire che le due cugine più grandi sono dei veri "maschiacci"molto esuberanti a livello fisico e anche caratteriale (urlano tanto, usano fra di loro appellativi poco gentili, e spesso si danno anche le botte) e le mie, colte da spirito di emulazione spesso le imitano. Spero di aver fatto un quadro generale della famiglia "allargata" che è poi il contesto in cui le mie figlie vivono.
A questo punto il problema di oggi: la mia primogenita, Patrizia, ha da un mese cominciato la prima elementare. Premetto che alla scuola materna era molto brava e giudiziosa... unico neo.. ogni tanto faceva i dispetti ai compagni ma a detta della maestra era solo una piccolezza confronto a quanto era ubbidiente e affidabile (la mandavano anche in giro da sola a fare commissioni all'interno dell'asilo). Poi ha stretto amicizia con una bimba coetanea figlia unica viziatissima da una mamma molto ricca e da un papa' che non si sa bene che ruolo rivesta in famiglia .All'inizio tutto bene, anche se per me è stato difficile spiegarle perchè l'amica aveva tutto ciò che chiedeva e lei invece no etc etc.
Sono in classe insieme anche alle elementari, ma dopo i primi giorni di idillio ecco che iniziano le scaramucce e la mamma dell'amichetta mi chiama e mi dice che sua figlia ha vomitato prima di andare a scuola perchè aveva paura che Patrizia in classe la picchiasse. Allarmata ho parlato subito con l'insegnante che mi ha detto che assolutamente non aveva mai notato atteggiamenti aggressivi da parte di mia figlia, che è sicuramente una bimba che si sa difendere ma tutt'altro che aggressiva. Ma la tiene d'occhio e dopo due giorni mi dice che sì, in effetti qualche bimbo si è lamentato perchè Patrizia gli dava i pizzicotti, ma che questo nulla aveva a che fare con i problemi della sua amichetta, che forse attribuiva a Patrizia la causa del suo rifiuto della scuola.
La maestra, inoltre, ha parlato con Patrizia e lei ha risposto che quando da i pizzicotti li dà per "scherzare". Ieri sera io e il suo papà leabbiamo parlato con calma dicendole che non si fa, che non si danno i pizzicotti, che rischia di prendere una nota, che se le fanno i dispetti deve dirlo alla maestra e non farsi giustizia da sola.
Lei sembra aver capito il messaggio... spero lo metta in pratica. Concludo dicendo che anche in casa lei passa da momenti di partecipazione attiva, in cui vuole aiutare, ed è disponibile a momenti in cui è sempre e solo NO, su tutto.
Devo insistere per far sì che si spogli, che si lavi, che venga a tavola, che mangi.....
Vuole fare tutto di testa sua, vuole il latte e poi non lo beve, sceglie i vestiti la sera, e poi la mattina cambia idea, quando usciamo è un continuo "mi compri"... e a volte il nostro no è gestibile, altre diventa imbarazzante.
Ho letto " i no che aiutano a crescere" della Phillips, ma anche "se mi vuoi bene dimmi di no" della Ukmar, ma non so se con mia figlia funzioni essere rigidi come anche mio marito propone....a me sembra che sortisca l'effetto contrario. Ma che fare...???? Forse sono stata un pò prolissa, ma spero di aver dato un quadro generale della situazione, e spero tanto in un Vostro consiglio.
Gentile Signora,
ho letto con attenzione e partecipazione la sua lettera.
Capisco la sua preoccupazione e la ricerca delle migliori modalità educative per aiutare la sua bambina a crescere.
Mi lasci però dirle che non vedo particolari motivi per essere allarmati.
Innanzitutto perché Patrizia ha un'età "critica", che la pone di fronte a dei particolari compiti di sviluppo che sono comuni a tutti i bambini di quest'età.
Pensi alle richieste che derivano dall'ingresso alla scuola elementare: nuove esperienze (e fatiche) di socializzazione, nuove richieste di produttività, nuovi ritmi e tempi, nuove regole...
Si tratta di un momento in cui è facile che il senso di equilibrio personale raggiunto alla scuola materna vacilli sotto le spinte del nuovo contesto di vita. In questo senso leggerei le manifestazioni di Patrizia, che sono sue proprie, diverse da quelle che mettono in atto le sue compagne di classe, ma comunque riconducibili ad una "normalità"; tant'è vero che l'insegnante che ha la prospettiva su tutta la classe non ha neppure colto le piccole "cattiverie" di sua figlia.
Normalmente i bambini sono in grado di ritrovare facilmente un nuovo equilibrio, tra bisogni propri e le regole dell'ambiente, ma su un punto diverso da quello precedente: ci vuole un po' di pazienza, qualche tentativo (non sempre felice ... come nel caso dei pizzicotti), un po' di vicinanza dei genitori ed un po' di comprensione.
In secondo luogo mi sento di dirle, anche per esperienza diretta, che l'età dei 5/6 anni vede l'affermazione della propria individualità, non raramente attraverso l'esibizione di caparbietà e puntiglio. Reprimere queste manifestazioni potrebbe essere disfunzionale e persino dannoso sul piano psicologico.
Provi a cogliere in Patrizia "il genio" che sta crescendo in lei, ciò che la rende unica e così diversa dalla sorella e dalle cugine. Provi a fantasticare sulla sua personalissima "vocazione", cerchi di capire come può favorirla ... Infine nella pratica quotidiana, non dimentichi - se può - che in educazione ci vuole contemporaneamente fermezza e dolcezza, magari in una sana articolazione (ed alternanza) dei ruoli tra lei e suo marito.
copyright © Educare.it - Anno V, Numero 2, Gennaio 2005.