Educare.it - Rivista open access sui temi dell'educazione - Anno XXV, n. 4 - Aprile 2025

Il linguaggio schizofrenico: possibile da comprendere

fotoTutti siamo a conoscenza dell’ importanza del linguaggio per il genere umano. E’ nella natura dell’ uomo comunicare; il linguaggio e la comunicazione fanno parte di noi e contribuiscono a dar forma alla nostra attività cognitiva e intellettuale e in essi trova realizzazione la nostra soggettività in quanto si configurano come  mezzi che consentono di entrare in contatto con gli altri, che favoriscono lo scambio di informazioni, conoscenze, progetti, opinioni. E’ attraverso la parola che l’uomo rivela se stesso al mondo.

Anche nella psicopatologia schizofrenica esso, seppur possa sembrare incomprensibile e strambo, diventa indice della vita dei processi cognitivi dei soggetti, dei loro peculiari mondi ontologici, sintomo di una specifica metamorfosi della personalità.
Dalle ricerche e dalle letture effettuate si è giunti a una serie di conclusioni:
-    La tipologia di parlato tipica della schizofrenia non appare eccessivamente diversa rispetto al parlato prodotto da soggetti non patologici. I soggetti schizofrenici parlano e scrivono la nostra stessa lingua, ma il modo in cui parlano e scrivono risulta incomprensibile.
La lingua, la medesima lingua, da tramite comunicativo tra loro e noi si trasforma, sembra trasformarsi, in un muro divisorio (Franco lo Piparo,1998: 3)
-    In realtà, è solo in apparenza che la loro lingua è incomprensibile. Se si conosce il loro mondo, il loro vissuto anche il loro modo di esprimersi diventa chiaro e intellegibile. La parola, infatti, è qualcosa dentro cui tali soggetti trasferiscono il proprio essere, uno strumento che permette loro di esprimere i più svariati e intensi significati; tramite una sua attenta analisi, può diventare la chiave che consente l’ accesso nel loro mondo.
-    Il deficit linguistico di tali soggetti non risiede nella costruzione delle strutture di superficie; essi mantengono, infatti, inalterate le capacità di articolare e comporre gli enunciati, anzi sembrano persino eccedere anche rispetto ai soggetti normali; le regole sintattiche sono sempre rispettate.
-    Nel loro caso, non esiste, quindi, nessun impedimento cognitivo nei meccanismi delle produzioni delle strutture linguistiche di superficie sintattica.
-    Il disturbo linguistico degli schizofrenici risiede invece nella semantica che appare disturbata e alterata. Il malato, nel tragico sdoppiamento della sua personalità, vede allontanarsi i rapporti fra la componente segnica e l'infrastruttura semantica, al segno non corrisponde più lo stesso significato e viceversa. Il rapporto è ormai distorto, se non definitivamente perduto. Tale allentamento dei nessi semantici conduce verso un astrattismo e una libertà formale, che permettono a volte una liberazione ricca e suggestiva.
-    Il problema della semantica schizofrenica si colloca a un livello più elevato: quello, cioè, che potremmo definire “test ontologico del significato”. Si tratta del momento più naturale e insieme più complesso dell’intera attività di comprensione, decodifica ed elaborazione dei significati. Esso consiste nella valutazione della congruenza tra il significato dell’input appena elaborato e quello che il soggetto vi attribuisce nel proprio uso linguistico. […] ciò che rende strano l’ eloquio psicotico è rintracciabile solo nel livello ontologico della semantica, quello in cui il significato standard diventa significato esistenziale, dipendente dal vissuto individuale. E’ proprio il riferimento ontologico del linguaggio schizofrenico a risultare esasperatamente inadatto alla realtà (Falzone, 2004: 268-269).

In conclusione, le particolari prestazioni linguistiche dei soggetti schizofrenici, la loro capacità di utilizzare paralogismi e creare neologismi, non sono collegabili a deficit particolari: il difetto principale sembra invece risiedere nella difficoltà a inserire i significati all’ interno dei contesti socialmente condivisi. Lo schizofrenico difetta “nella capacità di correlare il contesto discorsivo con le dinamiche semantico- esistenziali: riconosce il significato delle parole e ne discrimina l’ eventuale incongruenza col contesto associato, […] però al momento di reintegrare i significati elaborati , sia quelli conosciuti sia quelli nuovi, non riesce ad agganciarsi al contesto, come se rimanesse distaccato dalla realtà linguistica esterna” (Falzone, 2004: 264).

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